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Diego Abatantuono

Diego Abatantuono

Concorrenza sleale

06.03.2002 - Autore: Ludovica Rampoldi
Da quando ai riccioli vorticosi e meridionali che rendevano bonaria la faccia del terruncello si è sovrapposta laria vagamente mefistofelica, con il pizzetto a punta e le sopracciglia arcuate, Abatantuono è diventato un attore serio. Tra i fautori della sua metamorfosi fu Pupi Avati il primo regista che scommise sulle capacità drammatiche nascoste del ras del quartiere e il successo di Regalo di Natale (1986), convinse definitivamente Abatantuono ad abbandonare il lombardo-pugliese, quella lingua allegra e sgrammaticata piena di u e doppie zeta, quella delleccezzziunale veramente e della viuuulenza, e darsi con costanza al cinema cosiddetto serio. A portare il giovane Diego Abatantuono allo spettacolo era stato il caso e la parentela; una madre che lavorava al guardaroba del Derby fu lottimo espediente che gli permise di entrare nel mondo di cui era solo assiduo ma estraneo spettatore. Come ex circolo di jazz, il Derby si era riciclato in teatrino di cabaret, e al tempo vi si esibivano regolarmente Jannacci, Villaggio, Teocoli e Boldi, ed è sulla vicinanza di questi artisti che la sua idea di spettacolo si plasma. Data la scarsa affinità con la scuola, Abatantuono si dà al lavoro e diventa macchinista, poi litiga con lo zio, molla il locale ma ritorna, tre anni dopo, come direttore artistico. Certe sere al Derby il personale scarseggia, lui si propone come presentatore e inizia a impossessarsi del palco: è la prima apparizione del terruncello, il torvo meridionale dal cuore puro che farà impazzire lItalia di lì a poco. Un po di cinema con i Gatti di Vicolo Miracoli gli vale lattenzione dei più grandi registi del cinema trash, Vanzina in primis. I titoli sono tutti un programma: Fico d\'India (1980), I fichissimi (1981), Viuuulentemente...mia (1982) Eccezzziunale veramente (1982). E un tripudio, semplicemente; lo slang lombardo-pugliese impazza, il terruncello, il ras del quartiere, il Flaccello ti tio entrano nel mito, il demenziale diventa poesia. Col tempo queste commedie piene di calcio, allusioni sessuali e comicità popolare finiscono per annoiare il pubblico e Abatantuono stesso, che in crisi di prospettive e di identità si perde in tre anni sabbatici. Anche lex ballerino John Travolta ha dovuto galleggiare nelloblio prima che Tarantino lo riportasse alla luce sotto nuovi panni. Il Tarantino di Abatantuono si chiama Gabriele Salvatores, un oscar allattivo, acclamato regista milanese che ha plasmato la maturazione artistica di Abatantuono, facendone uno dei migliori interpreti del cinema italiano contemporaneo. La macchina da presa di Salvatores vede quindi la metamorfosi del terruncello, che diventa attore serio spiazzando pubblico e critica e infilando un successo dietro laltro. Marrakech express, Turnè, Mediterraneo (Premio Oscar nel 91), Puerto Escondido, Nirvana. Un sodalizio non solo artistico, unamicizia vicina alla comunione. Due amici fraterni sono disposti a condividere tutto, non per niente quella che era la fidanzata di Salvatores, Rita Ribassino, era lex moglie di Abatantuono. \"Meglio Gabriele che un camionista...\", era stato il commento ironico di Diego. Insieme Abatantuono e Salvatores hanno fondato la Colorado Records, società di produzione cinematografica. LAbatantuono trasformato è diventato richiestissimo tra i registi italiani di belle speranze, da Daniele Luchetti a Carlo Mazzacurati a Cristina Comencini. Finiti i tempi in cui interpretava il fornaio di Fantozzi che seduceva la frustrata Pina a colpi di sfilatino, Abatatuono è diventato barbiere, giudice, prete e perfino un nerboruto San Giuseppe. Merito di una forte presenza fisica, una gestualità tutta italiana istrionica e contagiosa. Furbo, simpatico, torvo, scontroso. Facilone e gradasso, scorbutico e rude. Tifoso, allegro, piacione, scostante, laconico, compagnone, meschino e geniale. Così è il popolo italiano nelle sue infinite contraddizioni, un popolo che non poteva trovare migliore alter ego identificandosi tutto in quegli occhi scuri e vivissimi che hanno saputo rispecchiarne i vizi e le virtù. E sposare un cinema di impegno senza mai dimenticare che tutto quello che è triste non è necessariamente profondo e che la profondità maggiore probabilmente sta nei ruoli comici. Semplicemente, \"la commedia è la vita scremata della parte noiosa...\"                                
FILM E PERSONE