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Brad Pitt e gli zombie per tutta la famiglia

Abbiamo visto in anteprima 40 minuti di World War Z, film prodotto e interpretato da Brad Pitt con comparsata a sorpresa del nostro Pierfrancesco Favino

World War Z - Brad Pitt

24.04.2013 - Autore: Mattia Pasquini
La lunga guerra è finita, ormai è certo. Le prime immagini di World War Z lo sanciscono, e noi siamo tra i pochi fortunati a poter assistere a una anteprima di scene e protagonisti del blockbuster atteso nelle nostre sale per il 27 giugno (distribuito dalla Universal Pictures).
La lunga guerra, in primis, tra la Appian Way di Leonardo DiCaprio e la Plan B Entertainment di Brad Pitt, che si è assicurata i diritti del libro di Max Brooks, World War Z. La guerra mondiale degli zombi (Ed. Cooper, 2007).

Tutto perché il nostro Brad potesse interpretare Gerry Lane, esperto delle Nazioni Unite impegnato nella ricerca dell’origine di una pandemia inarrestabile che promette di annientare la vita sul Pianeta in poche settimane.
Un punto di partenza originale e complesso per raccontare un’altra storia di zombi, dal quale il film di Marc Forster (regista di Quantum of Solace) mostra di essersi allontanato in maniera sostanziale – tanto nel rispetto della fonte letteraria quanto nella tipologia degli infetti – almeno dai quaranta minuti di film, visti in grandissima anteprima: una esperienza che raccontiamo, senza esagerare nella descrizione ma incuranti degli SPOILER (sappiatevi regolare).

L’incipit è di quelli che rimangono impressi, almeno per il pubblico italiano. Fa un certo effetto, infatti, trovare Pierfrancesco Favino accanto a un Pitt malconcio e assicurato a una branda di fortuna nella scena che ci introduce al flashback iniziale e che presenta le premesse della storia…
Il racconto di Lane ci porta subito nel traffico di Philadelphia, una ambientazione quotidiana, familiare, squassata dall’ondata di uomini e donne che il misterioso e velocissimo (bastano 10 secondi!) contagio ha trasformato in animali rabbiosi e dotato di una furia sovrannaturale.
Creature capaci di salti incredibili, che spiccano senza darsi lo slancio con le braccia, caratteristica evidente soprattutto nelle fasi di ‘attacco’ e che li rende simili a certi pesci assassini, protesi ad azzannare qualsiasi cosa si muova davanti a loro e guidati da un istinto cieco e da una logica di branco.
Questa una delle ‘innovazioni’ principali rispetto al libro – come accennavamo – nel quale gli zombi avevano un aspetto più classico (e meno dinamico) e l’inseguimento di Lane all’infetto ‘Zero’ acquistava una connotazione quasi documentaristica.

Ma per essere il blockbuster annunciato che è serviva ‘Action’; e così nel susseguirsi di scene troviamo Brad Pitt alle prese, di volta in volta, con la marea affamata sui tetti di Philadelphia, nella Corea più segreta, a Gerusalemme e su un aereo israeliano in volo.
Le ultime due, sono sicuramente le situazioni più adrenaliniche, con un assalto – ancora in post-produzione e con bozzetti digitali e green screen dotati di markers ben visibili durante l’azione – degli zombi all’altissimo muro controllato dall’esercito, superato grazie alla formazione di una piramide (dis)umana, e con la propagazione del contagio all’interno della carlinga, dalla quale Gerry sembra salvarsi (?) con il lancio di una granata che spacca in due l’aereoplano in fase di atterraggio di fortuna.

Sicuramente la recente visione di Walking Dead 3 e il lungo elenco di antesignani non aiuteranno ad apprezzare certe scelte di sceneggiatura, ma certo adrenalina e coinvolgimenti saranno assicurati per il pubblico amante delle emozioni e dei colpi di scena.
Purtroppo, quel che sembra mancare maggiormente (rispetto al libro) è proprio l’aspetto politico - con la ricostruzione di un Ordine mondiale rinnovato – relegato a qualche chicca di cornice, come lo spostamento del Vaticano a Dublino o l’apertura delle porte israeliane al popolo palestinese.

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