Intruders

Intruders

Una bambina di undici anni è costretta a confrontarsi coi demoni dell'infanzia.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Intruders
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Piove, siamo a Madrid, un bambino ha scritto una lunga storia per un tema in classe del giorno dopo, ma gli manca la conclusione, la mamma vuole portarlo a letto, lei è stanca, deve dormire per riposare prima di un'altra giornata di lavoro e per tagliare corto si inventa sbrigativamente un epilogo a voce e gli raccomanda di scriverlo la mattina dopo. Lui dice “vabbene”, si addormenta, ma il miagolio di un gatto lo sveglia, si alza, si esce sulla balaustra, ma nel frattempo una strana creatura è entrata dalla finestra ed è pronta ad attaccare la mamma. Incubo o realtà?

Lo stesso (brutto) sogno, o qualcosa del genere, capita ad una bambina nella provincia londinese. Stesso mostro senza faccia, stesso timore di subire del male che non sia solo circoscritto al sogno, ma che si tratti di vita vera. Possibile? E come farsi aiutare dai genitori in questa lotta così impossibile anche solo da descrivere?

Reduce dal discreto successo di “28 settimane dopo”, Juan Carlos Fresnadillo porta sul grande schermo una sceneggiatura che riesce a legare, almeno narrativamente, i suoi due “paesi”: la natia Spagna e quell'Inghilterra che da tempo è la base dei suoi progetti. Sulla carta l'idea di "Intruders" è interessante: due diverse prospettive da cui osservare le reazioni allo stesso “mostro”, una religiosa (e quindi preti ed esorcismi), l'altra razionale (polizia e allarmi), di certo entrambe alla ricerca di una soluzione che, data l'eccezionalità del “cattivo”, non può essere trovata attraverso le normali vie (ed infatti così è). Peccato però che il mostro si faccia attendere troppo, non agisce mai veramente, non è chiaro cosa voglia, perchè appaia in determinate circostanze e in altre no o il suo legame con la vita reale (ma non sveliamo di più per non rovinarvi il mistero).

Altrettanto incomprensibile appare l'espediente narrativo con cui le due storie “lontane” vengono messe in contatto tra loro, una forzatura che invece di stupire in positivo rende il tutto ancora più indigesto, visto che le domande che ne susseguono (come quella fondamentale del tema che dallo spagnolo con cui dovrebbe essere stato scritto inizialmente diventa inspiegabilmente un inglese comprensibile da chiunque in qualsiasi epoca) sono inevitabilmente tante e senza possibilità di risposta: si tratta di veri e propri errori. Il peccato è doppio se si pensa che Fresnadillo è davvero molto bravo a girare. Sia che si parli di cambi improvvisi di soggettive che di soluzioni visibe sul vedere/non vedere (e quindi immaginare, come succede ai migliori film incentrati sulla paura), il suo occhio è quello di un regista che ci sa fare e che meriterebbe ben altre sceneggiature su cui lavorare (questa è stata scritta dal duo di suoi connazionali Casariego e Marques).

I tanti nomi da svariate parti del mondo che compongono il cast (Clive Owen e Ella Purnell sono inglesi, Carice Van Houten olandese, Daniel Brühl ispanico-tedesco, Pilar Lòpez de Ayala spagnola) svolgono il proprio compitino senza deludere nessuno, dimenticabili come purtroppo tutto il resto.

di Andrea D'Addio