The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca

The Butler

Nero di umili origini, maggiordomo alla Casa Bianca per 34 anni (dal 1958 al 1986) È stato testimone della vita privata e delle vicende politiche di 7 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman fino a Barack Obama. Il film racconta la tenacia e la determinazione di un uomo, la nascita di una nazione e la forza della famiglia. Attraverso lo sguardo e le emozioni di Cecil Gaines (Forest Whitaker) si ripercorrono gli eventi e i cambiamenti della scena socio-politica americana: dall’assassinio di John F. Kennedy e di Martin Luther King, ai movimenti dei Freedom Riders e delle Black Panther, dalla Guerra del Vietnam allo scandalo del Watergate.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Lee Daniels' The Butler
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
USCITA CINEMA
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2013
Mostrare i momenti piÙ drammatici della storia americana contemporanea non significa automaticamente problematizzarli.

Cecil Gaines, il maggiordomo protagonista di The Butler, non È Forrest Gump, nonostante lo schema narrativo del nuovo film di Lee Daniels si rifaccia esplicitamente al capolavoro diretto da Robert Zemeckis. Il personaggio interpretato da Tom Hanks rappresentava l'innocenza di una nazione lacerata dalle proprie contraddizioni intestine. Quello che ha il volto sempre espressivo di Forest Whitaker invece È testimone fin troppo passivo della lotta drammatica per i diritti civili degli afro-americani. Difficile provare empatia per un uomo che non batte ciglio quando suo figlio attraversa tutte le tappe piÙ sanguinose del processo di emancipazione afroamericana, e poi piange disperato dopo che John Fitzgerald Kennedy viene assassinato a Dallas.

L'arco narrativo di Gaines È retoricamente costruito per commuovere, ma non riesce mai a diventare vera e propria metafora, anche nella sua salutare ambiguitÀ. The Butler vorrebbe far credere al pubblico di mettere in scena la storia americana con luciditÀ e analisi critica, quando invece tralascia volutamente i lati piÙ radicali: perchÉ ad esempio la figura di Martin Luther King ha un ruolo (giustamente) importante nella scansione narrativa della sceneggiatura, cosÌ come il movimento delle Black Panther, mentre alla figura piÙ controversa ma ugualmente fondamentale di Malcolm X viene dedicata soltanto una battuta? Passando poi alla storia "bianca", come mai Richard Nixon e Ronald Reagan vengono rappresentati come due psicologie tutto sommato bonarie mentre sono del tutto tralasciati Jimmy Carter e il suo tentativo fallito ma ammirevole di trovare soluzione alla questione mediorientale?

Lee Daniels ha realizzato un melodramma che nasconde astuzia dietro ogni angolo, dietro ogni svolta narrativa. La retorica riesce ad essere attutita da qualche buona trovata di regia, da alcuni momenti piuttosto commoventi, ma rimane comunque la costante programmatica dell'operazione. Quello che quindi alla fine risulta piÙ fastidioso È che il film cerca di accontentare tutti, appiattendo discorsi che avrebbero meritato ben altra analisi. È ormai indubbio che l'odierna societÀ statunitense non sia piÙ attraversata dalle tensioni sociali e razziali dei tempi che The Butler racconta, ma ciÒ non appare un motivo sufficientemente valevole per annacquare il significato di quello stesso periodo.

l peccato dell'operazione È inoltre quello di sprecare cameo eccellenti e un cast protagonista veramente azzeccato: Whitaker È come sempre una garanzia, Cuba Gooding Jr. quando È in scena risulta efficacissimo, mentre Oprah Winfrey È la vera grande sorpresa del film, umana e coriacea come lo era stata quasi trent'anni fa ne Il colore viola di Spielberg – film per cui ottenne addirittura una nomination all'Oscar.

The Butler non È un film sbagliato nÉ brutto, ma È davvero troppo compiacente verso il pubblico per convincere in pieno.
di Adriano Ercolani