Scappa – Get Out

Scappa - Get Out

Ora che Chris e la sua ragazza, Rose, sono arrivati al fatidico incontro con i suoceri, lei lo invita a trascorrere un fine settimana al nord con Missy e Dean. In un primo momento, Chris legge il comportamento eccessivamente accomodante della famiglia come un tentativo di gestire il loro imbarazzo verso il rapporto interrazziale della figlia; ma, con il passare del tempo, fa una serie di scoperte sempre più inquietanti, che lo portano ad una verità che non avrebbe mai potuto immaginare.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Get Out
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Universal Pictures Italia
DURATA
104 min.
USCITA CINEMA
18/05/2017
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2017
di Mattia Pasquini
 
Un horror? Non nel senso più stretto del termine. Né un film drammatico, o un thriller, benché non manchino elementi di entrambi, tanto nella sostanza del racconto quanto nel suo evolversi. Ma non si faccia l'errore di visualizzare un novello Scary Movie nello scoprire l'anima più caustica e divertente dello Scappa – Get out con cui Jordan Peele (agente FBI della serie tv Fargo, Lupo di Cicogne in missione e sceneggiatore del 'suo' Keanu) ha deciso di esordire alla regia.
 
Un'Opera Prima che negli Stati Uniti è già diventata fenomeno. E si capisce bene perché. Per la lucidità con cui è sviluppata la trama, per il perfetto tempismo nella direzione degli attori e nel coordinamento delle situazioni, per la capacità di creare la giusta tensione con solo nella scelta delle immagini e delle inquadrature senza abusare di soluzioni a effetto, per l'essersi saputi tenere alla larga dai tanti difetti che spesso annoiano gli esordi, soprattutto in un genere da molti tanto prediletto, quanto abusato.
 
In questo caso, invece, il rispetto dei canoni è impeccabile, ma per una volta il gioco del 'Who's Who' non risulta fine a se stesso e le diverse suggestioni filmiche restano tali, aggiungendo anima alle scene senza esagerare con gli ammiccamenti. Il registro alterna costantemente tensione drammatica e comicità surreale - intelligentemente tenuta ai margini, nell'ideale coro del deus ex machina Lil Rel Howery del Carmichael Show - giocando con il difficile tema del razzismo (più o meno, soprattutto nell'America più bianca e benestante) sommerso. Si ride degli schiavi sessuali e di certi lost in translation etnici, ma la risata si spezza con la semplice considerazione dell'essere 'abituati a di peggio' da parte dei neri, immobilizzati in un "buio profondo", e all'emergere delle lacrime dietro i sorrisi, allegoriche crepe nel muro di perfezione rappresentatoci.
 
E, improvvisamente, tutto inizia a urlare "SCAPPA!" al neo Wicker Man interpretato da Daniel Kaluuya (visto in Black Mirror e nei film Johnny English - La rinascita e Kick-Ass 2). Anche noi. Ma anche noi ci riscopriamo prigionieri. Dello stereotipo, se non del pregiudizio. E, in positivo, di una serie di cliché (dal White Power, alla parzialità delle forze dell'ordine e dell'establishment fino al sessismo più classico, anche quando nei confronti di una geniale Allison Williams, tutta Cheerios e Dirty Dancing), che non ci impediscono di tenere vivo, fino in fondo, un fondamentale dubbio. L'ultimo, cui è affidato il climax prima del gran finale, dopo un crescendo di splendidi dettagli (dai volti muti dei protagonisti e il posizionamento dei corpi sul 'palcoscenico', agli accenni alla "muffa nera" e agli immancabili segreti nascosti nei seminterrati di una casa padronale).