Non ci resta che il crimine

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Siamo a Roma nel 2018 e tre amici di lungo corso, con scarsi mezzi ma un indomabile talento creativo, decidono di organizzare un "Tour Criminale" di Roma alla scoperta dei luoghi simbolo della Banda della Magliana. L’idea, ne sono convinti, sarà una miniera di soldi. Abiti d’epoca, jeans a zampa, giubbotti di pelle, stivaletti e Ray-Ban specchiati, ed è fatta… sono pronti per lanciarsi nella nuova impresa. Se non fosse che, per un imprevedibile scherzo del destino, vengono catapultati negli anni ’80 nei giorni dei gloriosi Mondiali di Spagna e si ritrovano faccia a faccia con alcuni membri della Banda che all’epoca gestiva le scommesse clandestine sul calcio. Per non parlare dell’incontro con una vulcanica e dirompente ballerina che rischia di scombinare ancora di più le carte. Per i tre amici potrebbe rivelarsi una ghiotta occasione di riscatto oppure…

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Non ci resta che il crimine
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
102 min.
USCITA CINEMA
10/01/2019
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2019
di Gian Luca Pisacane
 
Si può scherzare sulla Banda della Magliana? Sui rapimenti, le rapine, gli omicidi, il traffico di droga, il gioco d’azzardo e i legami con la politica? Il regista Massimiliano Bruno ne sembra convinto. Così “Renatino” (il boss Enrico De Pedis) si trasforma in un capo in fondo non così spietato, che cede anche a qualche gesto di “tenerezza”. E i suoi compari sono svelti con la pistola, ma un po’ meno col cervello.
 
Sono un gruppo da temere, che però esercita un certo fascino sugli scapestrati amici venuti dal 2018: uno ha letto tutti i libri che li riguardano, un altro impara a mostrare i muscoli dopo averli affiancati in una delle tante scorribande criminali. I “banditi” vengono dipinti come dei cattivoni di strada, ragazzacci, minorati da tutelare, talvolta assassini.
 
Non ci resta che il crimine. Già dal titolo il riferimento è chiaro, si guarda a Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi. L’impostazione è la stessa: casualmente i protagonisti si trovano nel passato. Nel film del 1984 si tornava al 1492, attraverso una tempesta. Obiettivo: fermare Colombo prima che scoprisse l’America. Qui i tre passano attraverso un varco spazio-temporale e vengono proiettati nel 1982. Così i soliti mondiali di calcio fanno da cornice alla commedia, perché col pallone, si sa, in Italia tutto finisce in brodo.
 
Gli ammicchi e le furberie non si contano. A conferma che il nostro cinema “leggero” oggi non smette di riciclarsi al peggio. Dal cinepanettone (Amici come prima) al Natale a 5 stelle, passando per Cosa fai a Capodanno?, il Se son rose di Pieraccioni e il ritorno di D’Artagnan e famiglia (Moschettieri del re – La penultima missione). Non ci resta che il crimine strizza l’occhio ai vecchi poliziotteschi, alla serie di Smetto quando voglio, alle peripezie di Benigni/Troisi. Con le battute che richiamano Ritorno al futuro e Scarface, e i selfie con la locandina di Rambo. E quando “Renatino”, travestito da membro dei Kiss, salva la vita al pauroso Giuseppe (per la cronaca anche cardiopatico) con un volo al rallentatore, davvero non ci resta che piangere.
 
Senza essere bacchettoni, c’è un limite anche alla comicità grossolana e alle esigenze di mercato (esce in sala in concomitanza con Attenti al gorilla di Luca Miniero…). Ma questa volta Massimiliano Bruno si spinge oltre ogni limite. Prova a rendere “popolare” una pagina buia della cronaca italiana, e ci sguazza senza pudore e ritegno. Gli viene meno la leggerezza di Beata ignoranza (generazioni a confronto e rapporto con le nuove tecnologie), il tentato “dramma sociale” di Gli ultimi saranno gli ultimi (la provincia, la crisi e l’amore). E nel finale: preparatevi al peggio.