Going Clear: Scientology e la prigione della fede

Going Clear

Dopo Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio, un'indagine sugli abusi sessuali nel mondo della Chiesa cattolica, il regista vincitore di un Oscar® Alex Gibney (Taxi to the Dark Side per la HBO) ha deciso di interessarsi a Scientology e ha realizzato Going Clear: Scientology e la prigione della fede, un documentario tratto dal saggio dello scrittore premiato con un Pulitzer Lawrence Wright. Gibney racconta la storia di otto ex appartenenti alla chiesa di Scientology - l'organizzazione che vanta tra i suoi membri alcune grandi star di Hollywood – mostrando come questa riesca a produrre veri credenti, raccontando le loro esperienze e cosa sono disposti a fare in nome di quel credo. Questo nuovo, importante documentario racconta anche le origini del culto, dal suo concepimento nella mente del suo fondatore L. Ron Hubbard, al crescere della sua popolarità a Hollywood e altrove. Il cuore del film è costituito da una serie di dettagli scioccanti rivelati da alcuni ex fedeli, tra i quali anche alcune celebrità come lo scrittore e regista Paul Haggis (Crash), che descrivono la sistematicità delle violenze e dei tradimenti perpetrati dai funzionari della Chiesa, inclusi gli attuali dirigenti. Coraggioso film che parla di egocentrismo, sfruttamento e sete di potere, Going Clear: Scientology e la prigione della fede è stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2015 prima di essere trasmesso in televisione negli Stati Uniti.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Going Clear: Scientology and the Prison of Belief
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Lucky Red
DURATA
119 min.
USCITA CINEMA
25/06/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Marco Triolo

“La prigione della fede” è un sottotitolo perfetto per Going Clear, il nuovo film di Alex Gibney – autore di documentari d'indagine come The Armstrong Lie, We Steal Secrets: The Story of WikiLeaks ed Enron. Basato sul libro omonimo di Lawrence Wright, il documentario ci scaraventa dritti nel mezzo dei più sordidi segreti di Scientology, la chiesa fondata da L. Ron Hubbard ormai più di sessant'anni fa e riconosciuta in tempi recenti come religione a tutti gli effetti.

Gibney non risparmia nulla a nessuno e fa nomi e cognomi, coinvolgendo alcuni celebri fuoriusciti dalla setta, tra cui il regista Paul Haggis e alcuni importanti membri del direttivo estromessi negli ultimi anni. Naturalmente c'è spazio per sezioni dedicate a Tom Cruise e John Travolta, i due più famosi adepti del culto di Hubbard che, negli anni, sono diventati due testimonial di lusso per Scientology, facendo proselitismo e, soprattutto, donando i loro guadagni da star di Hollywood. Dei due si parla senza mezzi termini: Cruise fa un po' la figura dell'ingenuo manipolato da David Miscavige, erede auto-proclamato di Hubbard, una sorta di burattino sfruttato per il suo incredibile appeal e tenuto all'oscuro dei segreti più sconvolgenti. Nel film si racconta anche la sua breve storia d'amore con Nazanin Boniadi, attrice di Homeland che sarebbe stata letteralmente “allevata” come sua nuova compagna, dopo la separazione da Nicole Kidman architettata, secondo Gibney, dallo stesso Miscavige. Al contrario, John Travolta sarebbe in totale balia dei piani di Miscavige, che avrebbe raccolto un dossier su di lui allo scopo di ricattarlo se dovesse decidere di lasciare la chiesa.

Di storie come queste – manipolazioni, pene umilianti per chi si ribella all'autorità, corruzione – ce ne sono tantissime altre. Colpisce molto l'esperienza di Haggis, che si confessa apertamente davanti alle telecamere raccontando di come quella che sembrava una semplice terapia di auto-aiuto si sia trasformata in un delirio pseudo-fantascientifico fatto di alieni e reincarnazioni. Così come sconvolge scoprire come, attraverso le giuste pressioni politiche, Scientology sia riuscita a proclamarsi religione a tutti gli effetti e sia ora esente dal fisco – e questo nonostante gli introiti impressionanti che ogni anno ne riempiono le casse.

Ne esce dunque un ritratto ben poco lusinghiero del culto, un vero e proprio stato nello stato con le sue regole e leggi, basato sulla sudditanza psicologica ottenuta attraverso metodi repressivi ben distanti da quello che Scientology predica, ovvero la completa liberazione dai propri demoni interiori con un metodo alternativo alla psichiatria. Non manca una riflessione sulle altre religioni organizzate, basate su mitologie altrettanto bizzarre, se viste a posteriori. La parola d'ordine che Gibney vuole traghettare è “inquietudine”. E lo fa alla grande: si esce dalla visione decisamente turbati, chiedendosi come sia possibile che tanta gente cada in tranelli così palesi.