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Damsels in Distress - La recensione da Venezia 68

Un verboso teen movie fermo agli anni Novanta, che non sa nemmeno sfruttare gli attori

Damsels in Distress - Greta Gerwig

10.09.2011 - Autore: Federica Aliano
I film di Whit Stillman non hanno mai né capo né coda, quindi aspettarsi di capire dove anche questo “Damsels in Distress” voglia andare a parare è pura illusione. Una ragazza si unisce a un gruppetto già collaudato di tre sue simili al college e questo, se fossimo in un liceo, sembrerebbe l’incipit di prodotti per adolescenti assolutamente geniali come “Mean Girls” o “Schegge di follia” (e non a caso uno dei personaggi si chiama Heather). Ma “Damsels in Distress” non ha né la geniale arguzia della sceneggiatura di Tina Fey, né tantomeno il coraggio al vetriolo di “Heathers”. E va aggiunto che non può contare nemmeno nel suo cast di attrici dall’inestimabile talento in erba come era più che palese con gli altri due film citati.

Un continuo e saccente bla bla che dovrebbe essere divertente, ma che invece snocciola il più verboso e fastidioso umorismo radical chic viene somministrato allo spettatore da una Greta Gerwig che a un’analisi superficiale potrebbe anche apparire bravina, ma che poi è l’ennesima nuova attrice che recita solo con la faccia – e in questo ruolo la fisicità le era molto richiesta. Analeigh Tipton invece è una consolazione: portata alla ribalta da “America’s Next Top Model”, è la dimostrazione che non solo in Italia i reality danno subitanea fama e possibilità di lavorare nel cinema a persone senza talento. Molto meglio allora la sconosciuta Carrie MacLemore, relegata in un ruolo di secondo piano molto simile a quello che fu di Amanda Seyfried sempre in “Mean Girls”. Ovviamente poi arriva Adam Brody e insegna come si interpreta a tutte quante.

Con costumi ripetitivi nemmeno fossero personaggi dei fumetti e un paio di personaggi marginali molto azzeccati, il film fa un uso delle musiche come il più banale degli otaku degli anni Novanta, ma non è solo questo che lo relega in un’epoca risalente a due decenni fa: è terribilmente statico, persino nelle forzate scene di tap dance, e il citazionismo è stantio e appiccicato.


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