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Drive finisce in tribunale

Una donna intenta una causa legale contro il film di Nicolas Winding Refn: troppo poco simile a "Fast and Furious"

Drive - Ryan Gosling

11.10.2011 - Autore: Marco Triolo
Tra le cause legali più bizzarre legate al mondo di Hollywood ora dobbiamo aggiungere quella intentata da una donna contro FilmDistrict, la compagnia di distribuzione di “Drive”, il film di Nicolas Winding Refn vincitore del premio per la regia a Cannes, e da poco giunto nelle nostre sale. Stando a Sarah Deming, la campagna pubblicitaria del film, tesa a rappresentarlo come una pellicola d'azione e inseguimenti nella vena della serie di “Fast and Furious”, sarebbe ingannevole. Risultato: lei si sarebbe ritrovata in un cinema ad assistere a un'opera con “pochi elementi in comune con un film di inseguimenti o gare d'auto”, e con poche scene di guida effettive.

Inoltre, la Deming lamenta anche un certo razzismo nei confronti degli ebrei, ignorando il fatto che il personaggio di Ron Perlman, che si professa ebreo nel film, agisce proprio perché frustrato dagli stereotipi con cui gli altri lo vedono. E soprattutto non considera che, per quanto la saga di “Fast and Furious” non prenda mai di mira gli ebrei, tra gli stereotipi razziali ci naviga senza remore. E poi, se da un lato è vero che il ritmo lento e ipnotico di “Drive” è totalmente mascherato nei trailer e che diverse scene non coinvolgono auto o inseguimenti, dall'altro il personaggio di Ryan Gosling è quasi sempre al volante, lavora in un'officina e vorrebbe fare il pilota nelle corse.

La donna vorrebbe ora intentare una class action contro le compagnie di distribuzione, colpevoli di ingannare il pubblico con trailer creati a regola d'arte. Al di là dell'evidente scopo della signora, quello di arricchirsi su basi scricchiolanti, non ha tutti i torti a proposito dei trailer.

Curiosamente, nella nostra recensione abbiamo definito “Drive” “l'anti-Fast and Furious”. Ci avevamo visto lungo.