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Will Ferrell: “Perché i miei film sono vietati ai minori e Hunger Games no?”

Intervista esclusiva al comico statunitense che arriva in Home Video con Anchorman 2

04.06.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Siamo seduti in un hotel di Amsterdam a prendere il tè con Will Ferrell. Un'immagine un po' troppo calma e insolita considerato che al cinema lo abbiamo visto correre nudo, ululare al buio, suonare la batteria con le sue parti intime e perfino picchiare accidentalmente i più piccoli. Dal vivo Ferrell punta tutto su serietà e gentilezza: è lui ad accoglierci alla porta in giacca e cravatta e farci accomodare per parlare di Anchorman 2 – Fotti la notizia, il suo primo vero sequel e allo stesso tempo uno dei tanti suoi film che non trovano troppa fortuna all'esterno dei confini statunitensi, soprattutto in Paesi in cui non si parla l'inglese come prima lingua. In Italia, ad esempio, arriva solo adesso direttamente in DVD e Blu-Ray con Universal Pictures.

L'icona demenziale: Ron Burgundy
 
Il termometro che indica il lato politicamente scorretto della commedia comincia a salire molto presto durante Anchorman 2. La temperatura arriva all'apice in una sequenza in cui il protagonista Ron Burgundy e il suo team composto da idioti e psicopatici si mette a fumare crack nel bel mezzo di una diretta televisiva: “Quella parte riguarda proprio il cuore del film – ci racconta Ferrell – La storia è ambientata negli anni Ottanta e ciò che questi protagonisti non capiscono è che sono proprio loro i padri di quello che oggi chiamiamo 'Infotainment' e cioè news da intrattenimento. Sono loro a sviluppare storie che non sono di certo news. Ci siamo ricordati che in quegli anni la cocaina aveva in un certo senso una valenza 'positiva': le persone la provavano, specialmente nello showbiz, usandola proprio come il caffè. Abbiamo pensato alla scena del crack in diretta per alzare il tiro: alla fine abbiamo avuto tanti problemi di censura negli USA per quella sequenza”. 
 
Censura o meno, quello di Ron Burgundy è forse il ruolo più iconico di Ferrell (insieme a quello di Frank La Tanica in Old School) a cui è bastato indossare i baffi per tornare nel personaggio nove anni dopo l'originale, diventato un cult sul mercato home video. “I baffi aiutano nella maniera più assoluta a riportare in vita il personaggio – continua l'attore - Sono veri. Poi mi metto la parrucca e l'abito bordeaux. A quel punto sono già il personaggio: interpretare Burgundy è come indossare dei vestiti a cui sei affezionato”.
 
Anchorman è un'icona della commedia demenziale americana, ciononostante il tuo sense of humour non spesso si traduce in successo al di fuori dei vostri confini...
Lo so, in Europa è più questione di fortuna: ho avuto successi ma altri film non sono stati visti. Credo che Adam Sandler sia quello più fortunato, anche perché i suoi film sono commedie molto fisiche. So che in Irlanda mi amano tanto e so di essere stimato nel Regno Unito. Fuori dal mondo anglofono mi sono sentito onorato quando il festival di Vienna ha dedicato una retrospettiva al mio lavoro. Per l'occasione sono stato invitato nella capitale austriaca e continuavo a ripetermi: “Ci saranno almeno cento persone a vedermi?”. Ne sono arrivate quasi mille e molti di loro conoscevano i miei film. È stato meraviglioso. 

Will Ferrell e la moglie Viveca Paulin. I due sono sposati dal 2000. La coppia ha tre figli. 
 
C'è qualcosa di europeo che scorre nel tuo sangue? 
Dici a parte mia moglie che è nata in Svezia e i nostri bambini? Sì, adoro il calcio. Quello è il vero football, non il football americano che comunque mi piace. Ho praticato il calcio nella mia vita, penso che sia un grande gioco e sono felice che sia sempre più popolare negli USA. L'ho praticato in alcune occasioni per beneficenza, uno di questi eventi è stato organizzato da Robbie Williams per l'Unicef: eravano all'Old Trafford e ho giocato di fronte a settantamila persone. Sono durato settanta minuti prima di spompare totalmente. Una volta ho visto invece gli L.A. Galaxy giocare contro la Juventus in un'amichevole: i Galaxy hanno ucciso la squadra italiana per 3-1 ed è stato emozionante! L'augurio ora è quello di seguire i mondiali dal vivo. 
 
Poco fa dicevi che alcune sequenze di Anchorman 2 hanno avuto problemi di censura negli USA. Vorrei sapere, dato che sei anche tu padre di tre figli, a quale età permetterai ai tuoi ragazzi di vedere i tuoi film? 
Il più grande ha dieci anni e non ha ancora visto Anchorman. Forse lo farà presto. Però tutti quelli PG-13 li ha visti. Quelli sono film vietati ai minori non accompagnati.  
 
Sono europeo, non capisco il PG-13...
Lo so, lo so. In Europa avete decisamente un sistema di censura migliore rispetto a noi americani. Negli USA funziona tutto al contrario: niente sesso, niente parolacce ma tutta la violenza che vuoi...
 
Sì, effettivamente la violenza la tolleriamo di meno...
E fate bene! La nostra cultura permette di potersi emozionare davanti a uno sparo: spiegami il perché la serie di Hunger Games – che mostra ragazzini uccidersi a vicenda – viene marchiata con il PG-13 senza problemi? Noi abbiamo una stupida scena sul crack: non la promuoviamo e comunque nel film ci arrestano subito. È una scena molto stupida. E invece volevano toglierla dal film. Non ha senso. 

 
Hai detto che tuo figlio ha solo dieci anni. Credi che arriverà il momento in cui ne avrà quattordici e potrà sentirsi in imbarazzo a causa del tuo sense of humour un po' estremo? 
Sai ci penso tanto, ma mi dico che questa cosa durerebbe al massimo un paio di giorni. Ad ogni modo non sono pronto, non so come prenderla se un giorno mi dirà “Papà questa cosa non è affatto divertente! Anzi mi fa schifo!”. Oppure se penserà: “Bellissimo” e abbraccerà in toto il mio sense of humour. 
 
Negli USA Tom Hanks rappresenta il simbolo dell'unità familiare sul grande schermo. Anche tu sei un'icona americana. Come ti piacerebbe essere ricordato? 
Credo di aver fatto abbastanza film con i quali mi sono creato uno zoccolo duro di fan. Allo stesso tempo credo che ci sia sempre la voglia di vedermi correre dei rischi. Mi hanno offerto un sacco di commedie su padri fuori di testa protagonisti di viaggi su quattro ruote. Quelle potevano essere scommesse sicure proprio come i film per le famiglie. Le ho rifiutate tutte. A me piace sorprendere le persone. Ecco, voglio farmi una reputazione su questo fattore. Vorrei che la gente dicesse: “E chi se lo aspettava da questo tizio?”. 
 
Ron Burgundy viene licenziato più volte durante i due film di Anchorman. Hai mai perso un lavoro come attore o sei stato mai cacciato da un set?
No, però sono stato tagliato dal montaggio finale di qualche film, questo sì. Non ho mai vissuto un momento drammatico come quelli di Burgundy. Eppure sento alcune storie su registi con un ego smisurato e mi viene la curiosità di capire di cosa si tratta. Perché, vedi, sui nostri set – per quanto estremi nella commedia – siamo sempre molto positivi e ci ispiriamo a vicenda, poi però senti di colleghi della troupe licenziati sul set di Francis Ford Coppola e ti raccontano di urla durante la lavorazione. È affascinante, se qualcuno mi urlasse contro credo che la cosa non mi scalfirebbe; inizierei a ridere e ad alzare anche io la voce per prendere in giro il mio interlocutore. Riderei tanto e di gusto.

Da sinistra Steve Carell, Paul Rudd, David Koechner e Will Ferrell, protagonisti di Anchorman 2
 
Una cosa che avrei sempre voluto chiederti sul tuo talento. Ho letto che al liceo eri più uno sportivo che un comico. Sono curioso, a quell'età negli USA i tipi divertenti hanno successo con le ragazze grazie al loro humour? 
No. Il tipo buffo ha zero chance. Almeno finché non ha successo e denaro. Io ero il più divertente dei miei amici: sull'annuario scolastico ero quello con la “migliore personalità”. Nonostante questo le ragazzine venivano a dirmi: “Sei così divertente. Ma mi piace il tuo amico, non tu”. Quindi direi che i più buffi sono sempre i perdenti...
 
Un'altra curiosità, ci sono registi come De Palma, Lynch o Wes Craven che per affilare le loro visioni macabre, si ispirano a ciò che sognano. In pratica si svegliano e prendono appunti. Succede anche nella commedia? Ti è mai capitato?
Mi capita quando sono al lavoro su uno script: sogno qualche idea, mi sveglio e penso subito di usarla nel film. Una volta invece mi è capitato quando interpretavo questo film in spagnolo: si intitolava Casa de mi padre e mentre lo giravo sognavo in spagnolo. È stato bizzarro. 
 
Poco fa mi parlavi dell'atmosfera sui tuoi set. Immagino che lavorare con te significhi anche abituarsi a improvvisazione continua, è così? 
Non sono solo io: sono passati nove anni dal primo Anchorman e tutti noi siamo migliori attori e migliori improvvisatori. Il regista Adam McKay è un grande leader: lui ha sempre un microfono tra le mani e quando parte l'azione lo vedi suggerirci nuove battute. È una cosa che ti incoraggia, ti apre la mente. In quel momento il set diventa il posto in cui senti l'energia dell'improvvisazione. Un posto unico. 

 
È unico anche il fatto che per questo sequel, almeno in una scena, siete riusciti ad avere uno come Harrison Ford...
Posso tranquillamente dirti di essere cresciuto con i suoi film. Ricordo che in fase di sceneggiatura dicevamo: “Per questo ruolo sarebbe grandioso avere uno come Harrison Ford...”. Poco dopo riceviamo la chiamata del suo agente che conferma la partecipazione: chissà con quale inganno gli ha strappato il “sì”. Lui è stato straordinario, è dura quando hai un'icona così sul set. Può farti sentire a disagio, perché ci sono almeno cento domande che vorresti porgli e allo stesso tempo vorresti lasciarlo in pace. Mi sentivo così: volevo fargli vedere che sono un suo vero fan, ma non volevo scocciarlo troppo. 
 
Il tempo a nostra disposizione è scaduto, però non posso lasciarti andare senza farti la domanda di rito. Qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Non so. Non so nemmeno se avevamo poster in casa. Te lo dico la prossima volta!

Anchorman 2: Fotti la notizia è disponibile in DVD e Blu-Ray, edito da Universal Pictures

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