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Johnny Depp: “L'imperfezione è tutto nel mio mestiere”

Film.it alla première di The Lone Ranger. La superstar rivela: “Ho accettato questo ruolo per onorare i nativi americani”

27.06.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Mosca
“Nel corso della mia carriera mi hanno messo addosso serpenti, insetti di ogni genere. Ho perfino provato a ingoiare uno scorpione, ma quello voleva stare lontano dalla mia bocca! Mi chiedono di fare acrobazie, di recitare sotto un treno. Non mi lamento mai. Vi garantisco che ho fatto lavori peggiori”. Film.it assiste allo one man show di Johnny Depp, mattatore assoluto nel corso della première di The Lone Ranger a Mosca. Una pioggia di flash lo tormenta per almeno due terzi dell'intera durata dell'incontro, finché le guardie bloccano qualsiasi scatto.  



Solo dieci anni fa il produttore Jerry Bruckheimer aveva scommesso in maniera pesante su una figura cinematografica alla deriva: il pirata. Riuscì ad assemblare uno script con elementi sovrannaturali, tanta azione e un regista promettente come Gore Verbinski. Trovò l'arma segreta in Johnny Depp e nel suo modo personale di caratterizzare l'eroe del franchise: “E' così che voglio farlo – aveva detto l'attore ai produttori - Se non vi piace, licenziatemi”. In quel momento nasceva l'icona di Jack Sparrow. E' passata una decade e Bruckheimer torna a scommettere: adesso punta al western, assicurandosi però di avere con sé lo stesso team creativo dell'ultima volta.



Viene raccontata la storia del Ranger solitario, un simbolo della cultura USA sin dagli anni trenta (prima eroe alla radio, poi anche nei fumetti, al cinema e in TV). La chiave di volta è affidare il pubblico al punto di vista dell'indiano “Tonto” (spalla del ranger e responsabile della sua 'resurrezione'). Lo interpreta Depp, che parla con il massimo della serietà quando commenta il ruolo: “E' stato un onore poter girare nelle vere riserve ed essere accolti dai nativi. Sono loro i veri americani, ma l'epoca di Colombo li trasformò in 'indiani'. Un popolo oppresso, persone che hanno dovuto sopportare soprusi per centinaia di anni. Dunque ho cercato di onorarli. Volevo sistemare i torti che erano stati fatti nelle loro precedenti rappresentazioni cinematografiche. L'ho fatto anche trovando lo humour e cercando l'imperfezione. Ecco, direi che trovare l'imperfezione è sempre la mia più grande responsabilità di attore”.

Al suo fianco Gore Verbinski parla dello “stufato per ricreare il genere”. Una ricetta in cui - a detta del regista - sono stati inseriti anche echi di “Sergio Leone e Sam Peckinpah”. E a chi gli chiede come si fa a creare un trend, Jerry Bruckheimer risponde: “Non siamo noi a crearlo. Gli spettatori, che sono più intelligenti di noi, sono loro che decidono. A volte noi decidiamo di seguirli”. La domanda successiva è inevitabile: qual è il segreto per ingaggiare Johnny Depp a parte un bell'assegno? “Abbiamo lavorato così tanto insieme che ormai so come farlo esaltare” - assicura il produttore.



Come si fa dunque a entusiasmare Depp? Risponde l'attore: “Continuando ad avere l'occasione di prendermi in giro da solo. Ne ho continuamente bisogno nel mio lavoro”.

The Lone Ranger, in uscita il 3 luglio, è distribuito da Th Walt Disney Company Italia.

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