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Intervista a Gabriele Muccino

Intervista a Gabriele Muccino

Muccino

24.01.2001 - Autore: Simone Godano
Gabriele Muccino, è relegato da giorni e giorni in uno studio di mixaggio. Lo troviamo davanti ad un grande monitor con le cuffie in testa, immerso nellultima fase di post-produzione del film: il mixaggio della colonna audio. Si distoglie volentieri da lavoro: gentile e disponibile rinuncia alla sua pausa pranzo pur di rilasciarci unintervista. Ci sono da terminare ancora tante piccole cose: ma la sua terza fatica, Lultimo bacio, di cui è regista e autore, già si preannuncia un successo. Il film racconta la paura di crescere di un gruppo di trentenni, del desiderio di non invecchiare e di fare ritorno a quella che è letà più bella e viva: la giovinezza. Dopo il successo di Ecco fatto e Come te nessuno mai, i suoi primi due film, Muccino, con i piedi ancora ben piantati a terra, ci conduce in un viaggio nelle viscere del cinema che ama e ha amato, che lo ha nutrito e lo ha spinto a raccontare storie che lo emozionano.   Comè nata lidea di fare questo film?   G.M. Dallidea di raccontare una sofferenza che respiravo intorno a me. Quellinquietudine che logora chi non ha più ventanni, ma desidera tornare indietro. Quellagitazione che deriva dal matrimonio e dal futuro, che ti conduce ad uno stato confusionale nel quale si commettono errori banali e patetici, mossi anche dalle nevrosi che ci caratterizzano singolarmente.   Quanto ti diverte fare un film e qual è la fase che ti piace di più?   G.M. La fase in cui sono più rilassato e che più mi diverte è quando giro, anche se fisicamente mi distrugge e dormo poco. Ma adoro mandare avanti quellenorme giostra che è il set, animata da giochi e bambini. Invece la parte che più mi frustra è linizio del montaggio, butterei via tutto, anche se poi lanima del film, che ti sembrava persa, lentamente ritorna e si ridefinisce... e ti innamori di nuovo della tua piccola creazione.   Molti registi si ispirano o prendono spunto da altri autori. Tu hai mai copiato?   G.M. Più che un copiare, è un modo di riferirsi a tutto ciò che mi ha nutrito. Ho metabolizzato il cinema che ho amato, alle volte anche in maniera morbosa, e lho tradotto nella mia esperienza. Sono uno spettatore incantato, per cui copio da chi mi trasmette emozioni, che sono la vera anima del cinema e dellarte.   Dividiamo il cinema in due epoche: prima degli anni 70 e dai 70 ad oggi. Scegli un film per ognuna delle due epoche.   G.M. Difficile, cè tanta roba sia di qua sia di là. Senza riflettere direi 8 e ½ di Federico Fellini, ma anche 2001: Odissea nello spazio di Kubrick di là, e Ceravamo tanto amati di Ettore Scola di qua.   Se potessi reincarnarti nel corpo di unattrice o di un attore chi sceglieresti?   G.M. Sullattrice non ho dubbi... Angelina Jolie! Per quanto riguarda lattore, non vorrei sembrare banale, ma... Brad Pitt.   Scegli i tuoi attori dai provini e dal loro modo di recitare, o dai più importanza a una faccia, a un gesto, a una frase?   G.M. Dai provini! Ne faccio anche trenta, come per mio fratello Silvio per Come te nessuno mai. La tecnica e il talento sono fondamentali, anche se, ad esempio, Accorsi, Mezzogiorno e Sandrelli li volevo e basta; con loro ho fatto molte letture a casa. Mentre Santamaria e Pasotti sono un costola di me, non potrei mai rinunciare a loro.   Un tabellone tennistico, siamo ai quarti di finale, chi passa il turno fra Fellini-Bertolucci, Coen-Kusturica, Stone-Besson e Spielberg-Kubrick?   G.M. Senza dubbio Fellini, poi Kusturica al v° set, Oliver Stone facile su Besson e lultimo quarto alla pari, Spielberg e Kubrick sono due mostri sacri.   Dài spazio allimprovvisazione degli attori e del regista durante le riprese?   G.M. No. Il grosso del lavoro lo faccio sulla sceneggiatura e mentre provo con gli attori a casa. Quando giro divento un operaio, seguo le intuizioni, ma limprovvisazione degli attori la bandisco, quasi mi terrorizza, perderei completamente il controllo di quello che sto facendo.   Preferisci Parigi o New York?   G.M. Parigi. Anche se dovrò abituarmi a New York visto che dovrò andarci a vivere per girare il mio prossimo film con la Miramax. Probabilmente un remake di un piccolo film francese di Klapisch Ognuno cerca il suo gatto.   Hai mai sognato di fare lassistente a un grande regista?   G.M. Non solo a uno. I più ricorrenti sono sempre stati Fellini e Oliver Stone.   Perché tra i giovani (soprattutto di Roma) Muccino è diventato un mito?   G.M. Forse perché ho saputo raccontarli, ho avuto il coraggio di narrare la vulnerabilità, le debolezze e la fragilità di questa generazione. Ma più che di un mito parlerei di una divertita simpatia.   Il più brutto film che ti viene in mente in cinque secondi?   G.M. Lost Souls... ignobile!   Fine del viaggio, del tempo e dello spazio. Muccino si alza, mi stringe la mano e si allontana. Io rimango solo su una poltrona, nellenorme studio di mixaggio. Mi accorgo di essermi dimenticato una domanda. Mi giro e Gabriele è rapidamente ritornato davanti a un monitor con le cuffie in testa. Capisce che gli voglio chiedere qualcosa e si toglie le cuffie.   Una frase su Lultimo bacio che non hai ancora detto a nessuno.   G.M. E un film importante. Non lho ancora detto a nessuno per pudore, ma è un film importante, sia per me sia per il pubblico. Almeno me lo auguro.   Ora lintervista è completa.