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Hardcore, arriva l'action violentissimo girato in soggettiva

Il film che potrebbe sdoganare il formato POV nel cinema mainstream. Ne parliamo con il regista Ilya Naishuller

13.04.2016 - Autore: P.F. (Nexta)
S'intitola Hardcore! ed è il primo action sparatutto raccontato interamente attraverso gli occhi del protagonista. In prima persona. Una soggettiva totale che in inglese viene indicata con la sigla POV (Point of View). Il film presentato in anteprima all'ultimo Festival di Toronto arriva adesso nelle sale italiane, potrebbe sdoganare il formato POV - ad oggi utilizzato soprattutto nei videogame e nel porno - sul grande schermo con una serie di megaproduzioni girate direttamente e totalmente in soggettiva. 

Il primo uomo che l'ha usata per tutta la durata di un film d'azione si chiama Ilya Naishuller, già etichettato dai fan come "il Quentin Tarantino della Russia", forse un titolo troppo affrettato dato che Hardcore! è il suo primo lungometraggio cinematografico: "Sono solo un regista esordiente alle prese con un bizzarro film sperimentale girato con una troupe che non aveva mai fatto roba simile!" - afferma ai microfoni di Film.it.  
 
Di sicuro è un artista dalla personalità esagerata come questo suo primo film: quando non è sul set, Naishuller è il front man della punk band Biting Elbows. In passato ha diretto una serie di videoclip musicali, uno di questi è intitolato Bad Motherf***** ed è esploso in rete come fenomeno virale nel 2013 con oltre centoventi milioni di visualizzazioni, apprezzato anche da registi come Darren Aronofsky e attori come Samuel L. Jackson. 
 
Il salto da Youtube al grande schermo è arrivato grazie a Timur Bekmambetov (ha diretto di Wanted - Scegli il tuo destino e l'imminente rifacimento di Ben-Hur), fan di Ilya e produttore di Hardcore. Il regista ci racconta quella prima telefonata e le grandi sfide affrontate sul set che lo ha trasformato in un pioniere dell'action POV. 

Una cosa del genere non è mai stata fatta prima nei film d'azione. Mi chiedo quale fosse la grande paura mentre affrontavi questo progetto?
Il dubbio era semplice: per cinque minuti ami un film così, ma sei sicuro che possa funzionare per un totale di novanta minuti? Prima di Hardcore stavo lavorando alla sceneggiatura di un thriller ambientato in Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Un film dai toni più lenti e più seri, perché volevo essere un cineasta serio e impegnato. Poi è arrivata la telefonata di Timur Bekmambetov: "Non ti piacerebbe vedere un grande action POV al cinema? Vai e fallo tu!". Non ero preoccupato per l'azione, quella era la parte facile dato che mi sarei circondato di un team competente e di stuntmen, la mia ansia era scatenata dalla necessità di avere una storia coerente che avesse anche tante emozioni. 
 
Da regista esordiente a pioniere di un nuovo tipo di film. Come è avvenuta la trasformazione?
Dici bene, sarei stato un idiota a non cogliere questa occasione, vero? Devo tutto a Timur, è stato lui a dirmi: "Farai tu il film e ti ritroverai a commettere un sacco di errori. Dovrai sistemarli da solo. Ecco il budget, buona fortuna!". 
 
Dunque sei lì sul set e sperimenti questo nuovo linguaggio nell'action. Quando hai capito che il film avrebbe funzionato?
Alla prima proiezione di prova. Ho mostrato un terzo del film a un po' di amici in Russia. A un certo punto uno di loro viene da me e dice: "Hai presente quella scena in cui salto dal palazzo, prendo la pistola e prendo a pugni quell'uomo..." e in quel momento penso "La cosa più importante è che stia parlando in prima persona. Come se fosse davvero lui il protagonista. Missione compiuta!". 

 
Hardcore è un film che celebra l'incredibile lavoro di un team di stuntmen. Quanti ne avevi con te sul set? 
Tredici. Hanno interpretato Henry per due terzi del film, poi ho lavorato con Sharlto Copley per le sequenze più "calme" del film. E poi ho chiamato altri nove o dieci tizi specializzati in determinate azioni: a un certo punto Henry salta al volo su un cavallo, quindi mi serviva un esperto di cavalli.  
 
Oggi alle prese con l'azione e domani chissà. Riesci a immaginare questa soggettiva per storie più intime al di là del genere action, non più soltanto in film sperimentali ma in un nuovo formato mainstream...
Tipo una commedia romantica? (ride) Be' c'è stato Enter the Void di Gaspar Noé per esempio. Dunque è possibile. E' vero che il mio primo istinto con questa tecnica è stato quello di  pensare: "No, è buona solo per l'azione!". Ma non è vero, è buona per tutto in realtà. Temevo che il film non avrebbe funzionato per novanta minuti. Invece adoro quando il pubblico parla del film e dice: "Novanta minuti in soggettiva, farà schifo!". E poi lo guardano e riconoscono di aver sbagliato. Ogni cosa è possibile. E' bello avere una gabbia creativa.

Hardcore è attualmente nei cinema distribuito dalla Lucky Red.