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Fai bei sogni: Belfagor protegge l'anima di Gramellini nel nuovo film di Bellocchio

Il dramma biografico nei cinema dal 10 novembre. Ne parliamo con la giornalista Alessandra Comazzi

25.10.2016 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Cosa hanno in comune Massimo Gramellini e Belfagor? Il fantasma del Louvre appare diverse volte in Fai bei sogni, film di Marco Bellocchio liberamente ispirato dal romanzo autobiografico di Gramellini (edito in Italia da Longanesi) e presentato come film di apertura della Quinzaine des Réalisateurs all'ultimo Festival di Cannes. Il film, interpretato da Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo e Fabrizio Gifuni, arriverà sugli schermi italiani dal 10 novembre.

Partiamo proprio da Belfagor quando parliamo del film con Alessandra Comazzi, giornalista de La Stampa specializzata in critica televisiva. "Belfagor, che negli anni Sessanta spaventava grandi e piccini, appare spesso nel film, ma per Bellocchio e per Massimo non si tratta di un'anima nera, quanto piuttosto di una corazza. L'alterego del protagonista con cui ripararsi dal mondo esterno".


 
Dunque un personaggio oscuro che ci salverà...
Sì, ha una sorta di funzione psicanalitica. Inevitabile pensare che Bellocchio lo abbia fatto a posta. E' un personaggio oscuro Belfagor, ma del resto parliamo di inconscio, dunque va mantenuto tale! Nell'inconscio di questo protagonista c'è profondità: ecco un fantasma mascherato arrivato ad aiutarlo a fuggire dalla realtà, Il fantasma del Louvre diventa un filo conduttore che accompagna il protagonista sin da piccolo fino ai suoi giorni da adulto. E' proprio lui il leitmotiv del film. 
 
Cinquant'anni dopo c'è in TV un personaggio iconico come Belfagor? 
La risposta è no, dato che il moltiplicarsi delle reti e la dispersione degli ascolti ha reso impossibile questo fenomeno. Ci potrebbero essere personaggi cult in show come Gomorra, ma la serie non viene mandata in onda sulle reti generaliste, quindi in percentuale viene seguita da poche persone. Ecco perché questi nuovi personaggi non hanno la forza di diventare iconici. 
 
A parte Belfagor, in un paio di sequenze Bellocchio racconta il passare degli anni puntando la macchina da presa sul televisore di casa, dove vediamo immagini rimaste nella memoria...
Sì, al di là di Belfagor vediamo anche momenti televisivi che hanno connotato un'epoca: appare Mina in Canzonissima, ci sono Morandi e Caterina Caselli. L'inizio degli anni Settanta viene raccontato con le olimpiadi di Monaco. E si arriva agli anni Novanta con Di Pietro e Mani Pulite. 


 
E per te, invece, quali sono stati i momenti fondamentali della TV? Quali sono le immagini rimaste nella memoria?
Più o meno ho l'età di Gramellini, all'epoca c'era una cosa che oggi è scomparsa: il sabato della televisione italiana. Aspettavamo il varietà, Canzonissima ad esempio era un appuntamento importante. Mi mancano anche i romanzi sceneggiati, come quello in cui Gastone Moschin faceva Jean Valjean ne I Miserabili o come I promessi sposi con Nino Castelnuovo, Paola Pitagora e Massimo Girotti. E poi c'era la TV dei ragazzi, un appuntamento pomeridiano imperdibile. Quelli erano programmi cult. 
 
La TV  continua comunque a puntare sul retrò. Quanto funziona oggi?
Abbastanza. Pensa all'estate di Rai Uno con TecheTecheTè, un programma che riassembla vecchi show televisivi. Il segreto è quello di ritagliare quei programmi ed evitare i ritmi lenti di un tempo. 

Un paio di anni fa hanno provato a rilanciare Carosello...
Quello non è andato però. Non c'entrava niente con il vero Carosello. Tutti i nostalgici vedevano immediatamente che non c'era più la magia. Le nuove generazioni, invece, non erano interessate. E' stato un esperimento durato un'estate. 

 
Poco fa parlavamo di Gomorra e del fatto che va in onda solo sul satellite. Ci sono altre serie però, come I medici, che passano in prima linea sulle reti generaliste e che arrivano a otto milioni di spettatori. Come spiega il successo di questo titolo?
E' stata una cosa inaspettata. Da una parte una componente di "tradizione" adatta al pubblico generalista, dall'altra un po' di innovazione e un cast internazionale. Poi c'è l'ambientazione nella Toscana del Rinascimento, un'epoca globale. E infine un paragone con la finanza contemporanea che detta legge. 

Un paio di anni fa ha scritto il libro "La TV che mi piace", in riferimento alla TV italiana di cui si parla spesso male. Bisognerebbe invece parlarne bene? 
Bisogna guardare alcuni programmi a mente sgombra, cercando il buono da tutte le parti. Non è vero che la televisione è cattiva maestra. Certamente può esserlo, ma può anche essere un'ottima maestra. Penso ad esempio al programma Radici - L'altra faccia dell'immigrazione in onda su Raitre: è un programma che ti insegna delle cose importanti. Ma parliamo anche del programma di danza di Roberto Bolle, seguito da quattro milioni di spettatori: è stato molto interessante perché si è veramente parlato di ballo. Naturalmente non mi perdo nemmeno una puntata del Papa giovane di Sorrentino!

Fai bei sogni arriva nei cinema dal 10 novembre con 01 Distribution.