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Divergent: “Ecco perché ci piace vedere giovani in guerra”

Le eroine Young Adult alla conquista di Hollywood. Intervista a Neil Burger, regista del franchise multimilionario tratto dai libri di Veronica Roth

Divergent, Intervista esclusiva al regista Neil Burger<br>

Divergent intervista al regista Neil Burger

01.04.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Problematiche e vulnerabili, ma sempre dure e toste quando è il momento di combattere. Sono queste le eroine delle nuove saghe cinematografiche Young Adult che vivono il loro momento d'oro in franchise, cloni e spin-off alternati su grande e piccolo schermo. E' così che dopo l'arrivo di due dei quattro film dedicati a Katniss Everdeen di Hunger Games, gli Studios provano ad andare All-In affidando alla ventiduenne Shailene Woodley (vista in Paradiso amaro al fianco di Clooney) il ruolo di Tris Prior, protagonista dei romanzi di Veronica Roth. Succede in Divergent, primo capitolo della serie che si è subito confermato una scommessa vinta in partenza, facendo tanto parlare di sé a livello mondiale e piazzandosi in cima al botteghino USA dove, dopo appena nove giorni, si prepara a tagliare il traguardo dei cento milioni di dollari.


Shailene Woodley è Tris Prior in Divergent: qui la recensione di Film.it

Cos'è dunque che stimola così tanto il pubblico americano nel vedere giovani che combattono tra di loro sul grande schermo? Cosa ci attrae nel vedere al cinema un futuro post-apocalittico? Lo abbiamo chiesto a Neil Burger, raggiunto al telefono da Film.it nel corso del tour mondiale del suo film: “Credo che gli americani siano interessati al fatto che questi giovani possono avere il potere ed essere responsabili – ci racconta il regista – Non rappresentiamo eroi alla Bruce Willis o Iron Man. Non diamo loro battute a effetto. Renderli reali è la nostra preoccupazione numero uno”.

Dunque è ufficiale, questo è il momento d'oro per le attrici under 30 a Hollywood?
Credo proprio di sì. Senza dubbio è un momento di grande opportunità per un genere in espansione. Il rischio è quello che avremo sempre più film copiati da altri film. D'altra parte è un'opportunità: ogni volta che un film con una protagonista femminile ha successo, qualcuno a Hollywood si sveglia e inizia a puntare su questo trend.

Divergent è una perfetta macchina hollywoodiana che esplora anche temi politici come il valore dell'individuo in un futuro totalmente globalizzato. Quanto per un regista può essere rischioso affrontare queste tematiche, quanto invece ci si sente al sicuro all'interno dei parametri hollywoodiani?
Ho cercato di non entrare in punta di piedi in questo mondo, anzi ho fatto quello che faccio sempre: cercare dei riferimenti personali per fare mia questa storia. Direi che ho provato a girarlo come un film indipendente all'interno di un franchise. Credo che l'elemento politico sia interessante e non rischioso. Alcuni dei film Young Adult sono ormai parte di un genere cinematografico con dei parametri ben delineati, un po' come nel noir in cui assistiamo a detective story che esplorano anche temi psicologici e a volte proibiti o come succedeva nella fantascienza degli anni Sessanta o Cinquanta in cui venivano esplorate le nuove tecnologie. Direi dunque che questo genere, se colto in maniera efficace, offre l'occasione di esplorare il vero valore dei giovani piazzandolo in un contesto post-apocalittico.


Neil Burger e i suoi attori sul set. Leggete su Stile.it i commenti del regista a proposito di Kate Winslet, cattiva in Divergent

Quanto l'etichetta “Young Adult” può rendere il tutto più complicato escludendo una parte di pubblico? Un regista abbraccia questa definizione o tende a dimenticarla?
Non credo di averla tenuta in conto come priorità. Senza dubbio Divergent è basato su un romanzo Young Adult, ma è anche un film maturo per adulti che tratta temi universali. Non è confinato solo a un'audience giovane. Ci rivolgiamo a un pubblico di diciottenni, come a spettatori ventottenni o quarantottenni.

Hollywood dovrebbe essere la fabbrica dei sogni, eppure da un po' di tempo a questa parte il futuro è rappresentato come un periodo molto cupo...
All'inizio di Divergent c'è un tono molto caloroso e umano con tanta luce. Poi si incupisce riflettendo la storia della nostra protagonista che si rende conto di vivere in una società piena di difetti. È interessante esplorare questo futuro post-apocalittico: cinquanta anni fa il futuro al cinema era sempre luminoso e idealista, oggi è simbolico e rappresentativo dei tempi che viviamo. Dunque è inevitabile catturare questo senso di oscurità.

Sempre a proposito dei giovani in guerra tra di loro. Come mai negli USA le commedie con Will Ferrell vengono vietate ai minori e questi film invece sono per tutti? Quanto è difficile evitare il divieto quando si affrontano questi temi?
La verità è che fino a cinque settimane fa stavo ancora tagliando qualche inquadratura in montaggio. Era troppo sanguinario e c'erano troppi spari: lo Studio era determinato ad avere un "PG-13" dalla censura americana e cioè un divieto ai minori non accompagnati. Ecco perché abbiamo continuato a tagliare qualche fotogramma lasciando la storia intatta. Quindi sì, è difficile e frustrante.


Shailene Woodley, eroina intrepida in Divergent

Chiudiamo con la nostra domanda tradizionale: Neil qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Boris Karloff in Frankenstein, sono stati quei film gotici a fomentare la mia passione per il cinema.

Divergent, in uscita il 3 aprile, è distribuito da Eagle Pictures.

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