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Venezia 68: il metodo di David Cronenberg

Cronenberg approda al Lido per presentare "A Dangerous Method". Insieme a lui gli attori Michael Fassbender, Viggo Mortensen, Keira Knightley e Vincent Cassel

A Dangerous Method - Il cast a Venezia 68

02.09.2011 - Autore: Marco Triolo, nostro inviato a Venezia
David Cronenberg è un evento di per sé, al di là delle qualità dei suoi film. E stavolta si è presentato con un seguito davvero impressionante: insieme a lui, sul palco della sala conferenze di Venezia 68 c’era tutto il cast di “A Dangerous Method”, suo ultimo lavoro in cui si racconta il “triangolo” tra Jung, Freud e la paziente e allieva di Jung Sabina Spielrein. Al secolo Michael Fassbender, Viggo Mortensen, Keira Knightley e Vincent Cassel.

“Vorrei solo dire che questa è la 68ma Mostra di Venezia, e io ho 68 anni – scherza il regista, aggiungendo – Il film di apertura era ‘Le idi di marzo’, che è anche il mio compleanno!”. Non mancano le coincidenze ma, come dice Jung nel film, le coincidenze non esistono. “C’era molto materiale nella corrispondenza tra i personaggi – continua Cronenberg – Loro si scrivevano molto e la posta allora era come internet. Nelle lettere si citano e questo ci ha aiutato a scrivere la sceneggiatura”. Lo script è di Christopher Hampton, che l’ha tratto dalla sua pièce “The Talking Cure”: “Christopher ha scritto una sceneggiatura che condensava molto i personaggi – interviene Fassbender – Io mi sono concentrato nel capire il ritmo dello script, che era come un pezzo musicale”. “Grazie a Christopher, che mi ha passato molti libri sull’argomento, mi sono potuta preparare su Jung, Freud, Sabina e sul periodo storico – rivela la Knightley – Interpretare una pazza? Non è stato un problema, sono un’attrice e questo fa di me una pazza comunque”. Viggo Mortensen elogia il suo regista, con cui è alla terza collaborazione: “Altri registi si sarebbero fatti abbattere dal materiale, ma David lo capiva. Non ha realizzato un documentario, ma un dramma che tratta di persone con differenze di opinioni. Ha lasciato da parte le grandi questioni per raccontare due individui che in fondo non erano tanto diversi, ma si sono fatti dividere dall’orgoglio, comportandosi come bambini tanto quanto i loro pazienti”.

La parola al regista: “Credo che il mio cast abbia bisogno della psicoanalisi, li ho scelti proprio per introdurli gentilmente all’idea e adesso sono persone migliori!”. Scherzi a parte: “Facendo le ricerche sul periodo, capisci che allora c’era un concetto di progresso ed evoluzione dell’uomo occidentale molto positivo. La gente pensava che ci stessimo evolvendo da uomini ad angeli, e Freud ha detto che non era vero. Ha detto che sotto la razionalità si nascondono cose che potrebbero esplodere da un momento all’altro. Un concetto disturbante per chi credeva nel progresso e nell’ordine. Un mio amico psicoanalista mi ha detto che negli ultimi anni si è tornati a Freud, quando è stato scoperto che buona parte dell’attività cerebrale non appartiene alla coscienza. Freud aveva ragione”. E conclude: “Io do al film quello che vuole. Non mi interessa metterci delle scene ‘alla Cronenberg’, l’importante è essere onesti e devoti allo script, ai personaggi e al periodo storico”.

A Dangerous Method” uscirà il 30 settembre, distribuito da BIM


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