Il conflitto tra due mondi, il terrorismo, l'11 settembre, il sogno americano e il risveglio del mondo arabo. Temi non certo leggeri e difficili da trattare in un film senza cadere nella noia o in una facile retorica. La buona notizia, prima: il rischio retorica è schivato. La cattiva notizia: la noia purtroppo regna sovrana.

Mira Nair, vincitrice del Leone d'Oro nel 2001 con Monsoon Wedding, consegnatole proprio pochi giorni prima dell'11 settembre, conferma il trend di Amelia e sforna un nuovo polpettone. La storia dello yuppie pakistano trapiantato a New York Changez Khan (l'efficace Riz Ahmed) è un mezzo per raccontare uno dei decenni più “caldi” a memoria recente, percorso dalle tensioni socio-politiche nate dopo l'attentato alle Torri Gemelle. Concentrandosi sul suo protagonista, la regista riesce a condensare il racconto trattando i temi suddetti senza dover ricorrere a una galleria eccessiva di personaggi.
Purtroppo, nonostante un buon inizio e le allettanti premesse, The Reluctant Fundamentalist si perde a partire dal secondo atto. Quando entra in scena Kate Hudson, ingrassata e corvina ma soprattutto inadeguata a sostenere il tono drammatico, la pellicola si trasforma in un improbabile melodramma che vorrebbe parlare di come due outsider possano sostenersi a vicenda in un mondo spietato, ma che finisce solo per soffocare il ritmo.

Il brodo si allunga e improvvisamente ci si rende conto di aver dimenticato anche Liev Schreiber, qui nella parte di un giornalista americano la cui presenza è solamente una scusa per far raccontare al protagonista la sua storia, e questo nonostante la sceneggiatura tenti in qualche modo di descrivere il personaggio. Il punto è che anche il reporter Bobby è, come Changez, un apolide alle prese con la vita in un paese straniero, un parallelismo interessante che però non trova spazio.
L'idea che ci si fa alla fine di The Reluctant Fundamentalist è che Changez abbia rinnegato l'America e la vita agiata più per un capriccio che per delle serie convinzioni. Gli basta essere importunato un paio di volte dalle autorità per via del suo aspetto e litigare con la sua ragazza. Chissà come la vedranno tutti i newyorkesi immigrati che hanno vissuto quelle pressioni sulla loro pelle e comunque non hanno mollato.
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