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Somewhere - La nostra recensione

Con "Somewhere", Sofia Coppola torna a raccontare una storia di transizione e di crescita esplorando la solitudine, e il suo richiamo delicato se non sorprende come era successo con "Lost in Translation" comunque ammalia. Leone d'Oro a Venezia

Somewhere: la nostra recensione

13.09.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice, nostra inviata al Festival di Venezia
Sofia Coppola accompagna al Festival l’attesissimoSomewhere, film per cui ha scritto anche la sceneggiatura originale come aveva già fatto ai tempi di Lost in Translation. E proprio come in quel caso sceglie di ambientare la sua storia in un albergo che questa volta è il leggendario Chateau Marmont di Los Angeles, una tappa obbligatoria nella vita e nella carriera di molte celebrità che si rifugiano nelle sue stanze, e un non-luogo perfetto per raccontare la solitudine e la provvisorietà di un’esistenza apparentemente facile. Tra queste mura vive Johnny Marco (Stephen Dorff), un attore in ascesa che per non farsi divorare dalla noia si distrae con sesso e droghe. Johnny insomma gira a vuoto, a bordo di una Ferrari certo, ma gira pateticamente a vuoto. Ad alimentare la giostra di cartone ci pensano poi alcuni appuntamenti grotteschi che caratterizzano la sua professione vocata essenzialmente all’apparenza. Ma l’apnea è rotta dall’arrivo della figlia Cleo, una ragazzina capace di illuminare la stanza e capace soprattutto di scortare suo padre fuori dalla letargia emotiva in cui si è ridotto.

La Coppola
cattura l’incontro tra padre e figlia cullandoci in quelle atmosfere subacque e minimali che senza ricorrere ad artifici e drammi particolari assumono la forma indefinita e sfuggente della transizione. Nel passo sospeso del suo sguardo anche ironico c’è la cifra sempre personale di un talento delicato e quasi alieno che ama esprimersi nella sottrazione ed emoziona con il garbo e la freschezza dei gesti più ordinari. L’uso delle musiche e il lavoro con gli attori, e ancora una volta soprattutto con l’attrice, è bellissimo. Elle Fanning conquista con la sua spontanea vitalità e fa venire voglia di seguire la sua storia, di eleggerla a protagonista. Lo spettatore è invitato a galleggiare nell’empatia e, proprio come Johnny, finisce per soffrire la mancanza di Cleo quando non c’è. Tutto qui. Ma l’invito è sempre gradito, certo meno sorprendente di quella volta a Tokio, ma sempre davvero gradito.

"Somewhere" è distribuito in Italia dalla Medusa Film: cliccate qui per leggere "Sofia Coppola Leone d'Oro a Venezia 67".

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