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Back to 1942 - La nostra recensione

Adrien Brody e Tim Robbins in un polpettone storico cinese ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale

Back to 1942 - Adrien Brody

13.11.2012 - Autore: Marco Triolo
Una messa in scena spettacolare, centinaia di comparse, un cast internazionale e tanto melodramma. Back to 1942 di Xiaogang Feng, presentato in concorso al Festival di Roma, contiene tutto questo in dosi massicce. Lo sforzo (e lo sfarzo) produttivo non è mai riuscito a mascherare le mancanze di un film, ma in questo caso avviene l’esatto opposto: è proprio il dispendio di mezzi che finisce per trasformare Back to 1942 in un polpettone eccessivamente lungo soffocandone i pregi.

Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale: la regione cinese Henan è stremata da una carestia che sta decimando la popolazione. L’autoritario governo di Chiang Kai-shek non solo è impotente, ma sta peggiorando le cose per via di una tassazione spietata che non si ferma nemmeno davanti alla calamità. Il giornalista americano Theodore H. White (Adrien Brody) indaga per scoprire come mai non si stia facendo niente per rimediare alla tragedia, mentre in parallelo seguiamo le vicende di una famiglia di sfollati, di un missionario (Tim Robbins) e delle alte sfere militari e politiche.

Il film ha prima di tutto una grande qualità: pur essendo un malodramma di due ore e venti dove ne succedono di tutti i colori ai poveri protagonisti, Feng non eccede con il tono strappalacrime come troppo spesso fanno i suoi colleghi. In questo modo, il racconto delle tragedie umane risulta più potente perché narrato in maniera onesta, anziché ricattatoria. Ma gli sforzi sono schiacciati dall’ambizione di dipingere un ritratto a trecentosessanta gradi dei fatti storici, comprendendo anche il punto di vista di White, che vinse il premio Pulitzer per il suo resoconto della carestia di Henan, e di troppi altri personaggi di cui il regista perde via via le tracce lungo il film. Se a questo uniamo un certo ruffiano intento propagandistico – che bravo il governo cinese che finalmente ammette i fatti e punta il dito contro il corrotto regime di Chiang – ci ritroviamo per le mani quello che abbiamo già definito un “polpettone”, vale a dire un’opera che aspira ad essere epica e memorabile e finisce invece con il tramutarsi in un pesante dinosauro che vaga senza meta. Senza contare che se siete curiosi di vedere come se la cavino Brody e Robbins in un kolossal cinese, rimarrete ugualmente delusi perché le due star appaiono complessivamente per neanche cinque minuti. Da recuperare, comunque, se vi interessa questo particolare periodo storico.

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