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Ascesa e caduta

Ascesa e caduta

sequel

27.06.2001 - Autore: Ludovica Rampoldi
La storia di Rocky Balboa è una storia plasmata su di sé, pensata avendo se stesso in mente: Stallone ha venduto i diritti della sceneggiatura a un prezzo ridicolo, ma con linderogabile clausola di interpretare il ruolo di protagonista. Il resto, ovviamente, è leggenda. Girato in meno di un mese e con un budget ridottissimo, il film incassa più di 225 milioni di dollari, Oscar come Miglior Film e Miglior Regia, due nomination per Stallone come attore e sceneggiatore. Un film che avrei davvero voluto girare io, disse inaspettatamente Frank Capra al termine della visione. Il mito ascendente di Stallone, alimentato di matrimoni, ville, miliardi e sequel, trova nellalter ego silenzioso di Rocky, John Rambo, nuova linfa vitale. La saga del taciturno veterano del Vietnam, benché stroncata dalla critica, fa il pieno ai botteghini: le avventure di Rocky e Rambo fruttano al loro inventore e interprete più o meno due miliardi di dollari.   Lapice di una parabola è inevitabilmente il punto in cui inizia la curva discendente. Stanco di interpretare sempre il ruolo del macho lottatore, Stallone cerca di ritagliarsi parti in commedie che il pubblico non vuole vedere, troppo legato alla sua immagine di combattente alla riscossa. La fissità dellicona è un dato imprescindibile. Ma senza riciclo il mito inevitabilmente ristagna.   Dopo Fermati o mamma spara!, Tango e Cash e Oscar, tentativi mal riusciti di mutare immagine, cè linevitabile ritorno alle armi con Cliffhanger, Demoltion Man, Lo specialista e Daylight. I film pagano, non troppo in verità, ma il glorioso spirito originario è difficile da rintracciare. La chance gli viene da Copland, film a budget ridotto che gli offre la possibilità di recitare accanto ai mostri sacri De Niro e Keitel, improvvisandosi attore serio. Loccasione però, rimane un exploit senza seguito.   Se nel mondo la sua fama persiste, il pubblico americano lo guarda ormai con indifferenza, nel migliore dei casi. Gli anni novanta hanno visto lascesa di nuovi eroi dazione, da Tom Cruise a Bruce Willis, da Nicholas Cage al redivivo John Travolta. Ma non è solo un problema di concorrenza, decine di titaniche primedonne che si lanciano dagli elicotteri per assaltare il treno dei botteghini. Sembra che sia proprio il ruolo del macho palestrato a essere caduto in disuso. Nellera di Matrix larmamentario delleroe è la tecnologia, non più i muscoli. Lefebo cianotico in stile Keanu Reeves sembra essere il trend del momento. Al cinquantaquattrenne Stallone, che in questi giorni si appresta a recitare accanto a Raoul Bova (?!) in Avenging Angelo, non resta che deporre le armi e dedicarsi ai suoi hobby preferiti. Che sono tra laltro insospettabili. Romanziere, giocatore di polo e collezionista darte, nel suo multimiliardario assortimento compaiono Rodin, Botero, Monet, Chagall, Dalì, Lichtenstein e Warhol. Ordinaria amministrazione per uno che considera Leonardo Da Vinci il suo eroe personale. E se Stallone volesse continuare a accumulare danaro, potrebbe sempre entrare nel mercato darte: i suoi dipinti neo-espressionisti sono quotati intorno ai quarantamila dollari.            
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