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APICELLA-DON GIULIO-MORETTI

APICELLA-DON GIULIO-MORETTI

Moretti

08.03.2001 - Autore: Adriano Ercolani
Lesordio di Nanni Moretti nel panorama cinematografico italiano è avvenuto negli stessi anni in cui ha iniziato ad affermarsi quella generazione di comici che rispondono ai nomi di Roberto Benigni, Carlo Verdone, Massimo Troisi. Per questo motivo, agli inizi di carriera, anche lautore di Io Sono un Autarchico (1977) è stato scambiato dalla critica per uno di loro, magari con un suo stile di commedia tutto particolare, ma pur sempre un comico. A nostro avviso questetichetta non potrebbe essere più inadeguata per classificare il cinema di Nanni Moretti. Certo, in tutti i suoi film ad un certo punto ci ha fatto sorridere, magari anche ridere, ma mai nella maniera liberatoria o spensierata di chi vuole fare commedia vera: il riso, in pellicole come Bianca (1984) o Sogni doro (1981), nasce sempre dallamara constatazione della mancanza del singolo personaggio, dellimpotenza di questo nel gestire situazioni, affetti, relazioni interpersonali. Prendiamo come esempio la magnifica sequenza del primo dei due film appena citati in cui Michele, dopo aver passato la notte con Bianca appunto, si sveglia accanto a lei e non sa come gestire (ed esprimere) le proprie emozioni: cerca più volte, invano, di abbracciarla, di riposare felice accanto a lei, poi si rassegna e si alza ad ingozzarsi col gigantesco bicchiere di nutella. A prima vista questa scena non può che provocare ilarità, mentre invece si tratta di una perentoria e definitiva sconfitta del protagonista nel tentativo di instaurare con la donna un rapporto personale e significativo. Sotto questo punto di vista possiamo senza dubbio affermare che tutti i suoi film, e perciò tutti i personaggi che Moretti ha creato, sono la testimonianza dellincomunicabilità non solo verbale, ma anche affettiva ed intellettuale in cui si rispecchia una buona parte del suo pubblico. Certo si potrà obiettare che il regista parla sempre ed esclusivamente di se stesso, ma non parla forse di situazioni, di episodi, di problemi che appartengono un po a tutti? Moretti, che piaccia oppure no, è da considerarsi autore a tutti gli effetti. Forse è lunico che sia stato prodotto dal cinema italiano negli ultimi ventanni: e come tutti gli autori veri, in un certo senso ha sempre fatto lo stesso film. Dietro una regia sempre misurata, mai ostentata, ha saputo costruire ogni volta una sceneggiatura forte, con personaggi talmente personali e psicologicamente così caratterizzati da risultare spesso enfatizzati ed aggressivi: pensiamo al suo alter-ego Michele Apicella, con cui probabilmente il cineasta è stato molto più sincero e motivato di quando ha impersonato proprio se stesso. Portando ai limiti le caratteristiche del suo protagonista, egli ha forse raccontato le paure, le frustrazioni, le angosce del Moretti-uomo, in una maniera comunque talmente personale e coerente da ottenere il consenso della critica ed il riscontro del pubblico. Poi è arrivato il don Giulio di La Messa è Finita (1985), ed ogni parvenza di riso o di ironia è sparita: questo film è una tragedia a tutti gli effetti, dove non cè spazio per nullaltro che la presa di coscienza del parroco che il mondo in cui vive e cerca di interagire non è più comprensibile, accettabile, modificabile secondo i parametri di cui egli si sente portatore. Lamara ammissione (confessione) di sconfitta del prete di fronte ai suoi parrocchiani è probabilmente il punto drammatico più alto raggiunto dal cinema di Moretti. E che dire poi del professore di Bianca, che uccide le coppie in crisi perché non riesce ad accettare il loro (ed il suo) malessere? Oppure il regista di Sogni dOro, che si trasforma in licantropo appena pronuncia la parola amore? O addirittura con il politico senza più memoria, che sbaglia il rigore decisivo perché pensa più degli altri? Personaggi misogini, buffi anche, ma soprattutto tragici, non conciliati né con se stessi né con il mondo circostante. Questo è stato il cinema di Nanni Moretti, che con Caro Diario (1993) e Aprile (1997) ha voluto imprimere una svolta mettendo in scena se stesso invece che un essere fittizio: un tentativo indubbiamente coraggioso, quantunque non sempre riuscito. Adesso la vera svolta, con La Stanza del Figlio. Dramma vero e proprio oppure nuovo film morettiano con unaltra variante di Michele Apicella?
FILM E PERSONE