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Berlino...e le parole che (non) ti ho detto

Presentati "The messenger", sesto film presentato in concorso e "Le vite segrete di Pippa Lee", tratto dall'omonimo romanzo di Rebecca Miller, che ne ha curato anche la trasposizione e la regia.

Le vite segrete di Pippa Lee

10.02.2009 - Autore: Andrea D'Addio
Stranamente a Berlino sono giorni che c’è il sole. Nella notte di ieri ha nevicato, ma chi si è svegliato tardi, saltando la proiezione delle nove, non se ne sarà accorto. Gli spalatori a Berlino escono quasi contemporeneamente alla neve, sembrano raccoglierla direttamente dalle nuvole, quasi che se toccasse terra si sporcasse irremediabilmente. Insomma, siamo a metà febbraio, siamo a Berlino e c’é più sole di quanto ce ne sia stato a ottobre al festival di Roma.

Il mondo alla rovescia. E allora adattiamoci e facciamo un esperimento. Facciamo che invece di raccontarvi direttamente la storia dell’americano “The messenger”, sesto film presentato in concorso qui alla Berlinale, ve la descriva alla rovescia, come sarebbe più bello che fosse. I due protagonisti sono, e su questo non si può mentire, due militari che per diverse ragioni non possono partire per l’Iraq e che devono quindi essere impiegati in altro modo. La loro missione? Non certo quella di andare casa per casa, famiglia per famiglia, ad annunciare le morti in battaglia dei loro figli-mariti-fratelli. No. Fosse questa la loro tragica missione non la scriverei. Che il loro compito sia guardare negli occhi il dolore lancinante di una perdita, il ripetere ogni giorno una fredda e standardizzata formula che sottolinei quanto il loro governo sia dispiaciuto per la scomparsa di quello che è stato senza dubbio un valoroso soldato, non riuscirei a raccontarvelo, tanto fa male immaginare che una cosa del genere possa accadere. Credere che ci siano persone preposte a questo unico compito, uomini che vanno in giro, non per scelta, ma per designazione dall’alto, facendosi portavoci di morte, subendo loro stessi la portata degli eventi, farebbe male anche solo riportarlo. No. Loro vanno casa per casa ad annunciare che il soldato uscito un giorno da quella porta senza essere sicuro di ripassarla, sarà presto di ritorno a casa. Che è sano e che non ci sarà più bisogno che riparta, che la patria riuscirà ad onorarla stando in famiglia e crescendo bene i suoi figli, educandoli a rispettare, ma soprattutto, ad ascoltare il prossimo. Perché le guerre iniziano prima di tutto quando si vuole imporre la propria voce, ci si tappa le orecchie o ci si volta dall’altra parte fin quando è ancora possibile farlo. Sì, è proprio questo che fanno i due messaggeri del titolo. Danno le buone notizie. E il buon umore li coinvolge, non li devasta dentro come un cancro, come farebbe la morte. Loro danno buone notizie e diventano felici di riflesso...

E il bravo regista Oren Moverman non si fa scrupoli ad inquadrare la loro gioia, non taglia su nulla, vuole il contagio. A parte gli scherzi, o meglio, i desideri. “The messenger” è un film triste, senza dubbio. Lo è per la storia, o meglio, per il “mestiere” stesso che fanno i due protagonisti. E avrebbe rischiato quindi di essere un film piuttosto strappalacrime, se Oren Moverman, coautore anche della sceneggiatura assieme a Alessandro Camon, non fosse riuscito a realizzare una regia attenta al pudore, pulita nella rappresentazione del dolore e nella capacità di concentrarsi sugli effetti che “quel” lavoro, opera sui suoi personaggi principali. Non mancano le lungaggini, qualche discorso, specie nel finale, non sembra essenziale ai fini del racconto, ma il risultato generale é intenso e stimolo per riflessioni. E poi Ben Forster e Woody Harrelson sono tra i migliori attori di Hollywood.

Altro film della giornata berlinese è stato “Le vite segrete di Pippa Lee”, tratto dall’omonimo romanzo di Rebecca Miller, che ne ha curato anche la trasposizione e la regia sul grande schermo. La bella Robin Wright Penn veste i panni della protagonista eponima, affiancata da un cast ricco di camei e apparizioni di grandi attori: Monica Bellucci, Alain Arkin, Keaunu Reeves, Mike Binder, Winona Ryder, Julianne Moore. Se poi si pensa che produttore esecutivo è Brad Pitt, ben si può comprendere come si stia di fronte ad un film di cui gli attori si innamorano. E il risultato è una pellicola dal tono radical chic, che per quanto strappi alcuni sorrisi e risulti curata per fotografia e scenografia, sembra sempre stia per decollare, ma non prende mai il volo. Peccato, le potenzialità sembravano esserci. Cast, musica accattivante, libro apprezzato dalla critica letteraria, regia in alcuni frangenti interessante. Chissà, magari se oggi avesse piovuto a Berlino , il film sarebbe stato tutta un’altra cosa.