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Sing – La nostra recensione

Un buon prodotto di animazione che può contare su più di un numero musicale ben riuscito per portare avanti una certa vivacità di racconto

Sing 

Sing 

14.12.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
La concentrazione su caratteri di animali antropomorfi, l’ambizione da racconto corale, una trama che ruota intorno al tema del talent musicale che però si distingue per la mancata aderenza al genere musical. Sono questi gli elementi principali della pellicola di animazione Sing diretta da Garth Jennings già regista dell’opera culto Guida galattica per autostoppisti. Il film prodotto dalla Illumination Entertainment è, come già avvenuto per i precedenti prodotti della casa di animazione in CGI, un buon esempio di come realizzare un valevole prodotto di animazione in un settore dominato dalle pellicole dei colossi Disney e Pixar.

Sing ci riesce puntando sulla vivacità del racconto corale e sulla capacità di toccare diversi generi e temi, per esempio quello della realizzazione personale, senza però mai addentrarsi troppo nella ricchezza del ritratto psicologico ma rimanendo su una superficie di intrattenimento da una parte leggero, dall’altra però necessariamente di inferiore respiro universale .

Il film racconta infatti la storia di numerosi personaggi riuniti intorno alle sorti di un teatro, quello di proprietà dell’imprenditore squattrinato Buster Moon, un koala senza un soldo ma idealista, che decide di mettere su un talent show aperto a chiunque voglia cantare pur di risollevare le sorti del teatro stesso. Al contest partecipano quindi tutta una serie di animali che provengono da quotidianità diverse e in gran parte normali, come il personaggio della maialina casalinga Rosita, o dello scimpanzé Johnny che ha nella linea familiare un business di criminalità al quale non vuole uniformarsi, e altri personaggi che invece già appartengono al mondo dello spettacolo in quanto musicisti come la porcospino Ash.

Sono figure che oltre a riproporre il divertente gioco dell’antropomorfismo sullo schermo, e a dimostrare come in Sing la cura per il disegno e per la caratterizzazione fisica sia molto attenta e riuscita, hanno anche qualcosa da dire in termini di approfondimento psicologico. Sing è in questo senso una lezione sul successo, sull’importanza di avere il coraggio di essere noi stessi e sui modi che ognuno ha per affermare i propri desideri e la propria identità. Non sono temi nuovissimi; eppure essi comunque conservano sempre la loro universalità se esplorati con coerenza e buona dose credibilità. Certo, qui non siamo ai livelli di altri prodotti di animazione, ma Sing è comunque un buon oggetto di intrattenimento che può contare su più di un numero musicale ben riuscito per portare avanti una certa vivacità di racconto.
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