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Quel fantastico peggior anno della mia vita – La recensione da Torino

Parlare della morte con l'umorismo è possibile, e ci riesce (quasi) perfettamente la dramedy adolescenziale di Alfonso Gomez-Rejon

Quel fantastico peggior anno della mia vita

22.11.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Alfonso Gomez-Rejon si sta indubbiamente affermando come regista eclettico. Dopo aver diretto svariati episodi di Glee e American Horror Story, è passato al cinema horror con The Town That Dreaded Sundown (ancora inedito in Italia) e come opera seconda ha diretto Me and Earl and the Dying Girl, presto in Italia con il titolo Quel fantastico peggior anno della mia vita.

La storia è quella di Greg (Thomas Mann), adolescente amante del cinema che, forzato dalla madre, inizia a frequentare Rachel (Olivia Cooke), una compagna di scuola malata di leucemia. Tra i due nascerà una forte amicizia basata sulla condivisione delle proprie passioni. Un progetto all'apparenza completamente slegato dal precedente: The Town That Dreaded Sundown era infatti uno slasher. Eppure un punto in comune c'è: sono entrambi film sul cinema, un fil rouge che, chissà, potremmo aspettarci anche nei prossimi lavori del regista.

Mentre The Town era un sequel meta-cinematografico, ambientato in un mondo in cui il film originale (La città che aveva paura) esisteva davvero, Quel fantastico peggior anno della mia vita è fortemente incentrato sull'amore per il cinema. Greg e il suo migliore amico Earl (RJ Cyler) realizzano infatti film casalinghi che si prendono gioco dei classici del cinema, storpiandone i titoli. Un'idea non nuova, che molto deve ai film “maroccati” di Be Kind Rewind, ma che qui è usata bene e non ingombra mai la storia principale con una cinefilia eccessiva o troppo intellettuale. Anzi, è proprio l'accostamento tra alto e basso, tra l'amore per il cinema dei grandi autori come Herzog e Kurosawa e la voglia di metterlo alla berlina, a dare un'idea del livello di umorismo su cui Gomez-Rejon lavora.

Al centro di tutto, ovviamente, c'è la “ragazza morente” del titolo originale, e “l'amicizia senza speranza” tra lei e Greg. Gomez-Rejon e lo sceneggiatore Jesse Andrews (anche autore del romanzo originale) riescono nell'impresa di trattare con humour un tema grave come quello della malattia terminale, senza scadere mai nel patetico. Purtroppo, a mano a mano che ci si avvicina al finale, il film perde un po' quella leggerezza e lo slancio iniziale, dilungandosi troppo nell'esaminare i sentimenti contrastanti di tutti i personaggi coinvolti. Inevitabile, da un certo punto di vista, data la materia trattata, eppure spiace, perché fino a tre quarti Quel fantastico peggior anno della mia vita è un lavoro fresco e, a tratti, davvero toccante.

Nonostante ciò, in definitiva l'opera di Gomez-Rejon funziona, anche grazie all'eccezionale lavoro con gli attori: Nick Offerman (Parks and Recreation, Fargo; qui nei panni del padre hippie di Greg) e Jon Bernthal (in quelli del suo professore di storia) brillano di luce propria e sostengono il film in alcuni dei passaggi più melmosi. A questo punto attendiamo con curiosità l'evolversi stilistico del regista, per vedere quale sarà la prossima tappa del suo imprevedibile viaggio.

Quel fantastico peggior anno della mia vita uscirà il 3 dicembre, distribuito da 20th Century Fox.