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Valentin

Valentin è un vero gioiello, un film da non perdere, senza limiti di età. Una pellicola delicata la cui visione fa ridere, piangere, sorridere.

Valentin

12.04.2007 - Autore: Vanessa Bozzi
Arriva il cinema un piccolo capolavoro argentino senza pretese se non quella di incantare il pubblico. Valentin è un bambino di 9 anni. Abbandonato dalla mamma vive con la burbera nonna mentre il padre è sempre via per lavoro o con una nuova fidanzata. Nelle lunghe giornate della Buenos Aires degli anni '60 Valentin va a scuola e sogna di diventare un astronauta. I suoi unici amici sono un compagno di classe e Rufo, squattrinato pianista romantico. In un susseguirsi di momenti divertenti e commuoventi il film si snoda con delicatezza attraverso la solitudine di un bambino e il suo incanto per il mondo che lo circonda. L'Argentina degli anni Sessanta, schiacciata dalla dittatura militare è qui vista e raccontata attraverso lo sguardo (e attraverso gli spessi occhiali) di un bambino buffo e tenero, piccolo ma forte, alla ricerca di una nuova mamma che si prenda cura di lui. Girato nel 2002 ma distribuito in Italia soltanto adesso, Valentin è il fiore all'occhiello del regista Alejandro Agresti, che ha portato sullo schermo una storia autobiografica. Uno spaccato della sua infanzia offrendola al pubblico senza eccessivi virtuosismi di regia, ma solo raccontandola con immagini delicate e profonde. Deliziando il pubblico e la critica. Prova ne è il Dutch Premiere ottenuto dal film durante il Dutch Film Festival del 2002. Indovinato il cast di attori: Julieta Cardinale, Max Urtizberea e il piccolo protagonista Rodrigo Noya, tutti pressoché sconosciuti al pubblico, eccezion fatta per Carmen Maura (tra le attrici preferite da Pedro Almodovar), qui nei panni della nonna di Valentin. Lo stesso regista dirige se stesso, nel ruolo del padre del protagonista.   Valentin è un vero gioiello, un film da non perdere, senza limiti di età. Una pellicola delicata la cui visione fa ridere, piangere, sorridere. Si va al cinema e si esce più leggeri, più in armonia con se stessi e con il mondo. E forse era questo che mancava nelle sale. Grazie Agresti!  
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