NOTIZIE

Corrado Fortuna: dai caffè per Fabrizio Bentivoglio a Bob Wind

L’attore si racconta in occasione del ruolo nel biopic di Dario Migianu Baldi

Corrado Fortuna in La leggenda di Bob Wind

Corrado Fortuna in La leggenda di Bob Wind

17.11.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Ci sono prime volte particolarmente importanti. Corrado Fortuna, protagonista del biopic La leggenda di Bob Wind, ne ha appena vissuta una. Perché nel film diretto dal regista Dario Migianu Baldi interpreta per la prima volta e da protagonista il ruolo di un attore e teatrante come lui: Roberto Cimetta, figura realmente esistita e altrettanto velocemente dimenticata. Solitamente, per un artista, cimentarsi con il racconto del teatro e della recitazione è un po’ come vedersi allo specchio e cercare così di tracciare con più chiarezza il profilo della propria identità professionale e personale. É stato così anche per Fortuna? Glielo abbiamo chiesto.

LEGGI ANCHE: LA LEGGENDA DI BOB WIND - LA NOSTRA RECENSIONE
 
Un tema del film è quello della paternità. In Bob Wind non è di certo canonica, eppure il rapporto tra il figlio di Cimetta e Cimetta stesso e tutt’altro che drammatico. Secondo lei si può essere buoni padri in tanti modi diversi? 
 
É vero, il nostro Bob Wind, non sembra amare come fa il resto del mondo, ma esistono in realtà due modi uguali di provare quel sentimento? È la prima volta che al cinema interpreto il padre di un bimbo così grande. Questa esperienza è stata abbastanza scioccante da questo punto di vista; io oggi ho l’età per essere padre e pur non ritenendo che solo riproducendosi si dia un senso alla propria vita, ovviamente quello della paternità è anche per me un pensiero abbastanza presente. Ho cercato di lavorare con Kevin, il bambino che egregiamente interpreta il figlio di Cimetta, cercando di stabilire un rapporto con lui, indipendentemente dal regista, o dai suoi genitori. Ci siamo voluti bene, siamo diventati amici, a Natale scorso mi ha scritto una lettera chiamandomi papà: mi sono messo a piangere. E anche adesso a ripensarci ho qualche brivido. Sono convinto, sì, che il nostro Bob Wind, quello che raccontiamo in questa leggenda, sia un grande padre, e penso che si possa essere buoni padri soltanto facendo il padre ognuno in modo diverso, intendo dire soltanto restando aderenti al proprio essere e al proprio sentire, senza tradire se stessi di fronte a un bambino, senza mentirgli e quindi senza tradire anche lui. E poi in generale non mi piace giudicare le scelte di vita degli altri, non lo faccio nella vita vera figuriamoci coi personaggi di celluloide.
 
Se non sbaglio è la prima volta che si cimenta da protagonista con un biopic. Cosa ha amato del personaggio di Cimetta e come ha affrontato la sfida di dare voce ad un personaggio 'reale'?
 
Sì, è la prima volta che interpreto il protagonista di una biografia, avevo già interpretato personaggi realmente esistiti o esistenti, ma erano ruoli più piccoli di questo che come ho già detto è il ruolo più importante della mia carriera, oggi che sono un adulto. Ma devo deludere tutti quelli che si aspettano da lavori come questo ricerche e documentazioni per prepararsi. Non è il mio modo di lavorare, è una cosa che cerco di fare il meno possibile, non amo gli attori che cercano di diventare il personaggio che interpretano, da spettatore non ci credo mai. Ecco credo di poter dire che lavoro sui personaggi sempre più o meno nello stesso modo, che siano reali o immaginari. Leggo delle cose certo, ma lo faccio per avvicinarmi a delle sensazioni, a delle suggestioni. Per il resto cerco di leggere il copione solo una volta, prima di cominciare le riprese, le battute non sono importanti, ripeto: quello che conta per me sono i sentimenti, il mio stato d’animo, cerco di usare quello che ho veramente in quel momento dentro di me che sia gioia, rabbia, amore, cerco di trasformarlo in quello che mi serve e di portare un po’ di me stesso dentro il personaggio.
 
Lei è anche regista di videoclip e documentari e aiuto regista, oltre che attore. Ewan McGregor una volta ha detto: ‘Fare il regista è soprattutto gestire le paure degli altri’. Lei sul set che paure ha affrontato?
 
Credo che ogni attore dovrebbe provare a fare un po’ di regia. Anzi credo che ogni attore debba provare a fare anche l’assistente alla regia e portare i caffè ai propri colleghi. L’ho fatto un paio di volte e con grandissimi attori, ne Il capitale umano per esempio portare i caffè a Fabrizio Bentivoglio o chiacchierare ore con Valeria Bruni Tedeschi, mi ha fatto capire che mestiere meraviglioso è il mio, e credo che mi abbia fatto crescere anche come attore. Io non so se affronto delle paure come l’amico Ewan (lo adoro), non mi faccio tutte ‘ste pippe mentali, c’è da fare una cosa? Mi concentro e cerco di farla o di spiegare al meglio come farla. Troppo spesso si pensa al cinema come un mestiere complicato e pieno di chissà quante influenze della psiche, di certo un po’ lo è, per il resto sarà che uno dei miei migliori amici fa il neurochirurgo neonatale, ma a me il mio mestiere non sembra così complicato. Quando recito, dirigo un documentario o un videoclip, o quando scrivo io sono felice, mi diverto e godo come un pazzo.
 
Su Instagram ha detto che Bob Wind è il suo film più bello fatto da grande. Quand’è che è diventato grande?
 
Sì, l’ho detto. E lo sottoscrivo. Chiaramente parlo di una mia opinione ma semplicemente non mi avevano ancora affidato un ruolo da uomo e di un uomo così pieno di sfaccettature. Dentro Bob Wind c’è di tutto dal dramma Shakespeariano, alla commedia, alla farsa. È un sogno per un attore maschio e della mia età interpretare un personaggio così. Lo è di certo il ruolo più importante, sono arcifelice di tutti i personaggi che ho interpretato e li reinterpreterei tutti di nuovo, ma basta dare una scorsa al mio curriculum per capire quello che dico a proposito di Bob Wind. Sicuramente ha anche fare anche col fatto che sono diventato grande io, che mi avvicino ai quaranta che sento la vita più leggera, e che mi sento un uomo abbastanza risolto, non lo saprei dire quando è successo con precisione, ma di certo è una cosa abbastanza recente.
 
Lei ha molti follower su Twitter e sui social non si è mai risparmiato giudizi sull’operato della classe politica. Cosa ne pensa del referendum costituzionale?
 
Sul referendum, penso che si tratti di cose così complicate che tutti a partire dai miei colleghi fino ai vari opinionisti dovrebbero darsi una regolata e fare un po’ di silenzio. Tanto non ci capiscono nulla, fanno finta. Penso che andrò a votare, se può interessare a qualcuno. Per il resto farei parlare solo Zagrebelsky. E chi ha orecchie per intendere intenda. 
 
Ho letto che il film è stato girato anche nella regione Marche. Siete stati per caso in alcuni dei luoghi colpiti dal terremoto? Che ricordo ha di quelle zone e dell’animo marchigiano?
 
Il film è stato girato per lo più ad Ancona, una città che ho amato moltissimo e che si presta al cinema con una grazia unica, con una luce speciale. Mi dispiace molto che da quelle parti, ultimamente non si dorma più la notte, penso ai terremotati di continuo. Dopo il terremoto dell’Aquila, subito dopo, sono stato a girare un cortometraggio per gli studenti dell’accademia dell’immagine de L’Aquila. Credo che non lo dimenticherò mai e credo che non smetterò mai più di essere arrabbiato con chi fa i soldi sulle vite delle persone, di chi costruisce case, scuole, ospedali, case dello studente eccetera, senza rispettare le regole e l’ambiente. Gli italiani, si sanno rialzare, si sanno aiutare quando non litigano. Lo dimostra la storia di questo paese, dagli Angeli del fango di Firenze ‘66, fino ai volontari di Norcia. Sapremo superare anche questa tragedia, che personalmente continua a farmi sentire vicino a tutte le disperazioni del mondo, da chi attraversa il mio mare coi gommoni a chi chiede aiuto e rifugio, sempre.