Vanishing on 7th street
Un improvviso blackout getta la città di Detroit nell'oscurità. Uno sparuto gruppo di persone si ritrova solo, mentre tutti gli altri sembrano spariti: per le strade ci sono solo mucchi di vestiti e auto abbandonate. A un certo punto, anche la luce del giorno inizia a scomparire, mentre l'unico modo per resistere all'oscurità sembra usare le poche fonti di luce rimaste.
In TV ha realizzato diversi episodi della serie “Fringe”, al cinema è riuscito a disturbarci con l'horror “Session 9”, ci ha presentato un Christian Bale con trenta chili in meno ne “L'uomo senza sonno”, e affascinati con l'hitchcockiano (e ancora inedito in Italia) “Transsiberian”. Questo è Brad Anderson, giovane cineasta il cui talento visivo è decisamente ipnotico. E ci aspettavamo davvero molto da “Vanishing on the 7th Street”, la sua nuova pellicola presentata nella sezione Rapporto Confidenziale del Torino Film Festival. Eppure, le nostre aspettative sono state rase al suolo da un film che a un certo punto perde la bussola.
Quattro personaggi chiusi in un bar nel giorno in cui qualcosa (alieni,
demoni, entità spietate) ha spento la luce del pianeta: tutto è avvolto
dal buio pesto e l'intera umanità è stata portata via. E il regista apre
il film con notevoli inquadrature di tutto ciò che resta nel mondo,
ovvero i vestiti svuotati dopo il rapimento della gente. Le
sequenze iniziali sono davvero affascinanti e girate con grande talento
visivo, ma la tensione, sparata alle stelle, finisce per schiantarsi al
suolo in questa storia che finisce per fare acqua da tutte le parti. E di certo, il cast non aiuta: se John Leguizamo si conferma sempre come uno dei caratteristi più bravi del cinema oltreoceano, lo stesso non può essere detto del protagonista Hayden Christensen, l'ex Darth Vader che interpreta il leader del gruppo di sopravvissuti. E poi c'è una Thandie Newton la cui performance è oltremodo sopra le righe, alle prese con il ruolo
di una ex tossico dipendente il cui bambino di nove mesi è stato portato
via dai cattivi. Protagonisti il cui sviluppo narrativo è
tutt'altro che interessante e le cui dinamiche diventano sempre più
forzate con l'andare avanti della pellicola.
Se il talento visivo di Anderson tiene duro per metà film,
successivamente il regista perde di vista la storia, rompendo anche
l'equilibrio della tensione, che si fa sempre più scontata: l'intera
premessa sostiene che si salverà soltanto chi riuscirà a trovare una
fonte alternativa di luce in un mondo colpito dal blackout. E mentre i
quattro malcapitati cercano lampadine e candele, si arriva a un finale
che non offre alcuna soluzione al mistero e che sembra uscito da una di
quelle trovate di script madness ai limiti del sopportabile.
L'augurio è quello che Anderson si riprenda presto da questo passo falso cinematografico.
“Vanishing on the 7th Street” è stato recentemente acquistato dalla One Movie Entertainment che lo distribuirà prossimamente nelle sale italiane.