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Film.it incontra i realizzatori di Up

Abbiamo incontrato il produttore John Lasseter e il regista Pete Docter. Ci hanno parlato del segreto di realizzare un buon film, del nuovissimo 3-D e del futuro dell'animazione.

John Lasseter e Peter Docter

13.05.2009 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato a Cannes
Cannes – Avete mai sentito qualcuna delle storie avvenute sul set di “Shining” di Stanley Kubrick? Si diceva che per ottenere la sequenza perfetta, il maestro abbia fatto girare a Jack Nicholson ben 40 versioni di una scena… oggi abbiamo scoperto che Kubrick non e’ stato l’unico a fare tantissimi take: “Per ogni prodotto Pixar, c’e’ sempre un momento durante la produzione in cui pensiamo che il film non funzionerà – rivela John Lasseter – Noi, però, non ci arrendiamo mai, continuiamo a credere nel processo creativo. E poi lavoriamo, lavoriamo tantissimo! A volte finiamo per realizzare una sequenza anche 40 volte!” . Così comincia il nostro incontro con la squadra Pixar, arrivata sulla Croisette ad aprire il Festival, presentando fuori concorso il capolavoro “Up.



Un emozionato Lasseter, vestito della solita camicia multicolore, dichiara: “Avere il film al Festival di Cannes in apertura e’ un grande evento per le nostre carriere. Non vedo l’ora di vedere sul tappeto rosso la gente in smoking mentre indossa gli occhiali 3D”.  Come tutti i suoi film precedenti, anche “Up” ha richiesto duro lavoro: “Ci sono voluti diversi anni per realizzare questo film – continua il produttore – la storia è stata sviluppata in tre anni e per l’animazione ce ne sono voluti due.  Lo abbiamo fatto  in 3D perché abbiamo capito come utilizzarlo nel modo giusto al fine di catturare ancora di più l’attenzione dell’audience, invece che distrarli”.



E, a proposito del 3D, il regista Pete Docter (gia’ autore del capolavoro “Monsters & Co.”) aggiunge: “Si tratta di un uso delicato di questa tecnologia, un po’ come quello realizzato dal Alfred Hitchcock per Il delitto perfetto nel 1954. Proprio Hitchcock ci ha insegnato che un autore di cinema deve pensare prima di tutto alla storia, non importa quale tecnica usi per girare il film. E’ la bellezza della storia, con il suo arco narrativo e vere emozioni, a suscitare l’interesse e catturare l’attenzione del pubblico. Il 3D è solo un colore in più a disposizione dell’artista, non il dipinto in sé”.



Nel presentarci i protagonisti del film, Docter aggiunge: “Per creare Carl, abbiamo pensato un po’ a Spencer Tracy e Walter Matthau. Con Up abbiamo voluto omaggiare i film dell’epoca, quelli dei nostri nonni. Prendete il cattivo, ad esempio, molti hanno pensato a Kirk Douglas, ma noi invece abbiamo studiato Errol Flynn e Howard Hughes. Si tratta di una lettera d’amore ai vecchi film. Perfino Michael Giacchino, il nostro compositore, si e’ studiato le musiche anni ’40 e ’50, voleva ricreare una certa atmosfera tipica dei film di Capra”.  

Durante l’incontro Lasseter celebra anche uno dei suoi idoli, il Maestro Hayao Miyazaki: “Sono un suo fan dai tempi di Lupin e il Castello di Cagliostro. I suoi film sono eccezionali e hanno una rara dote: Miyazaki ama celebrare i momenti di silenzio e si prende sempre il tempo giusto. Credo che il suo modo di fare cinema sia presente  in tutti i film Pixar”. Eppure, nonostante l’era del 3-D sia a tutti gli effetti iniziata, Lasseter non dimentica una cosa: “L’animazione, se fatta bene, potrà durare per sempre. Per quanto riguarda il futuro sono molto emozionato del fatto che la Disney sia tornata al 2-D: “La principessa e la rana” è un grande ritorno ai vecchi film d’animazione, quelli che sono i classici immortali. Non vedo l’ora che esca nei cinema all’inizio del nuovo anno”.
 

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