

The Woman in Black

Un giovane avvocato si reca in un lontano villaggio per occuparsi del testamento di un cliente recentemente scomparso. Ma in quel luogo succedono cose strane e terribili ai bambini, eventi legati alle apparizioni del vendicativo fantasma di una vedova.

Avete presente gli horror di oggi? Quelli con i teenager dal ciuffo che
vengono ammazzati uno ad uno o finiscono vittime di qualche maniaco che
ama le torture perverse? Ecco, dimenticateli perché qui siamo da
tutt'altra parte. “The Woman in Black” di James Watkins si rifà a una lunga tradizione di horror classici, con cui condivide
anche il marchio, quella Hammer che ha fatto la storia del genere e che
ora è risorta dalle ceneri. Di contro, la classicità di “The Woman in Black” sfocia a tratti nel già visto e in una certa noia. Ma è impossibile bocciarlo pienamente per via dell'ultima, intensa mezzora.
Daniel Radcliffe, orfano di “Harry Potter”,
è qui ironicamente un padre di famiglia rimasto vedovo di recente che
ha perso la sua direzione. Radcliffe si muove con una certa scioltezza
in questa trama ricca di intrigo e mistero sullo sfondo della lugubre
campagna inglese dei primi Novecento. Senza scendere nei dettagli: i
bambini di un paesino sperduto muoiono in circostanze inspiegabili,
spinti al suicidio dalla “donna in nero” del titolo, uno spettro che si
aggira tra i corridoi di un'antica villa. L'avvocato Arthur Kipps (Radcliffe), incaricato di amministrare le carte della proprietaria
della villa, morta di recente, andrà suo malgrado a fondo nel mistero.
“The Woman in Black” procede per alti e bassi: a tratti c'è
l'atmosfera giusta, spesso rovinata dai classici “BOOM” sonori che
irritano più che spaventare. A questi falsi spaventi se ne alternano
altri ben riusciti e funzionali alla trama, ma l'impressione generale è
che si sarebbe potuto giocare di più con i suoni, i rumori e le immagini
per suscitare la pelle d'oca tipica delle migliori ghost stories,
piuttosto che stressare il pubblico con dei banali salti sulla sedia. Poi arriva quella mezzora finale in cui Radcliffe e Ciaran Hinds (sempre efficace) affrontano lo spettro faccia a faccia:
la tensione monta finalmente in una sequenza d'orrore ben costruita e
ritmata, fino a una risoluzione sofferta e a un gran finale che
soddisfa. Se il film riuscisse a mantenersi sempre a questo livello,
sarebbe un grande ritorno per la Hammer. Così com'è, è solo una discreta
prova generale.
di Marco Triolo