The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1
Bella ha alle spalle un anno difficile, pieno di perdite, di conflitti, di tentazioni contraddittorie. Ora è al bivio decisivo: entrare nello sconosciuto mondo degli immortali, o continuare a condurre un'esistenza umana. Dalla sua scelta, dipenderà l'esito del conflitto tra il clan dei vampiri e quello dei licantropi. Eppure, ora che Bella ha preso la sua decisione, sta per scatenarsi una sorprendente catena di eventi che cambieranno per sempre la vita di tutti coloro che la circondano.
Lento fino alla dilatazione parossistica, illuminato come farebbe Duccio, il direttore della fotografia di “Boris”, la più intelligente fra le serie TV italiane, che “smarmella tutto”, “Breaking Dawn – Parte 1” inizia il cammino sul viale del tramonto della Twilight Saga.
Matrimonio, luna di miele con tanto di scene di sesso ormai casto e legalissimo, Bella che resta incinta (e che meraviglia: a diciotto anni sei fertile come
un terreno vulcanico) e tutto ciò che ne consegue. Con una colonna
sonora in stile telenovela sudamericana che fa da tappeto senza sosta.
Per dividere in due parti un tomo che sarà pure corposo, ma è anche
prolisso, si è giunti a una vuotezza, a tempi morti, battute recitate
con i primi piani sulle espressioni esasperate, una lentezza narrativa che mai nei primi tre film si erano raggiunti.
Ai Twilighters tutto ciò che segue non importerà,
ma l'assunto di base è così reazionario da far paura: se pensiamo a
tutte le giovani e plasmabili menti che hanno letto questa storia, c'è
da temere generazioni di antiabortisti e pro life a ogni costo. In
compenso temi forti come l'amore e l'amicizia, complementari e non
anteposti, sono forti in Bella com'erano nei libri. Mai come questa volta il testo di partenza è stato tradito – non si poteva certo mostrare la protagonista a letto con gli occhi
chiusi per tutto il tempo – ma se solitamente questo comporta una
migliore sceneggiatura, lo stesso non può dirsi per il quarto lavoro di Melissa Rosenberg.
La recitazione dei tre protagonisti si fa sempre più incerta: alle prese con dialoghi a cui loro stessi non credono, sono più che mai monoespressivi e bidimensionali. Nonostante gli effetti speciali siano più curati che nei precedenti film, Bill Condon sembra non saper adoperarli al meglio. Ne esce fuori il film meno avvincente dell'intera saga (finora), difficile da seguire se non si è letto il romanzo, ma anche a
causa di un amore raggiunto, coronato e ormai consumato che quindi
diventa non-narrativo. Non c'è più niente che ci interessi, nemmeno il
seguito annunciato dalla scena dopo i titoli.