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Una Camelot per adulti

Starz prosegue l'epica cavalcata verso le grandi produzioni proponendo la sua versione della leggenda di Re Artù. Il pubblico risponde bene ma il risultato è al di sotto delle promesse.

Camelot prima stagione

22.09.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice
Sotto la direzione lucida di Chris Albrecht il canale via cavo Starz sta vivendo la sua primavera. Si tratta della stessa leadership che in passato, per la HBO, ha prodotto capolavori come Sex and the City, I Soprano, Six Feet Under, Band of Brothers e The Wire. Non sorprende quindi che il network, da un anno e mezzo a questa parte, abbia imboccato la strada di un’identità forte e sanguigna, o per meglio dire sanguinaria, che nella sua espressione seriale cerca l’impatto epico.

Nel solco di questa mission: The Pillars of  the Earth, Spartacus e Gods of the Arena, e adesso Camelot che vede la firma dello stesso Michael Hirst di The Tudors e The Borgias. Il titolo è inequivocabile, l’oggetto del desiderio è la leggenda di Artù, in piena sintonia con la corte serrata che il piccolo schermo sta facendo al genere della saga fantasy (Game of Thrones della HBO ne è un altro esempio) finora confinato nella grandiosità dei kolossal cinematografici.

Intrighi, vendette, regni da conquistare, guerre, alleanze e magia dietro la promessa della nascita di una nazione sono gli ingredienti di questa Camelot via cavo che riparte dalla morte del Re Uther  Pendragon (Sebastian Koch) per mano di Morgana (Eva Green), figlia rinnegata e rancorosa che reclama i diritti del proprio lignaggio nella successione al potere. Un potere che nei suoi piani malefici, sarà moltiplicato dall’alleanza con Re Lot (James Purefoy), nemico giurato del povero padre. Il disegno è tanto crudele quanto matematico ma a farne stracci arriva Merlino (Joseph Fiennes), mago di corte ossessionato da visioni funeste di morte e distruzione, che tira fuori dal cilindro un figlio segreto di Uther, cresciuto lontano dal regno da una coppia di onesti contadini. Il suo nome è Artù (Jamie Campbell Bower), è giovane, bello, inesperto e dovrà familiarizzare in fretta con un destino che ha in serbo per lui mito e leggenda…

Proprio quello che dovrebbe essere il perno della storia, ovvero la formazione di un ragazzo comune costretto a farsi re, sembra quasi retrocedere in seconda fila per lasciare in primo piano la sfida tra una Morgana istintiva, carismatica, strega e ammaliatrice, e un Merlino machiavellico, calcolatore e politico nel perseguire l’utopia di un mondo nuovo. Questo taglio trasversale della narrazione è senz’altro il tocco originale di una serie che per il resto mostra pigra fedeltà al modello Tudor e sulla tradizione innesta i marchingegni della modernità. Il cast di grandi nomi è poi lo strumento attraverso il quale Starz vuole piantare il suo vessillo a Camelot, ma il mandato funziona parzialmente perché se Claire Forlani risulta tristemente inespressiva, Jamie Campbell Bower è ancora acerbo (magari l’evoluzione del personaggio aiuterà), poco incisivo e ha l’aria di essere stato piazzato ad arte per richiamare orde di ragazzine sospiranti, mentre il laconico Joseph Fiennes ha lo straordinario potere di sembrare sempre uguale. Tutto, da quando il convincente James Purefoy esce di scena, si rovescia così sulle spalle di Eva Green che offre una performance istrionica, dark e sinceramente divertita, oltre a quel tasso di sensualità che è il vero termometro per definire l’identità di un cable channel.

Si può dire che la produzione si mantiene nei binari di una soap epica con schegge di magia, sesso e violenza e qualche avvilente anacronismo. Forse è per questo che non verrà mai prodotta una seconda stagione.

Per sciogliersi sotto lo sguardo ammaliatore di Eva Green l'appuntamento è ogni giovedì in prima serata su JOY

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Ecco il teaser trailer: