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Risse tv e dintorni

I reality show sono quasi un dèja-vu e l'audience è data in affidamento alla rissa televisiva, che crea il caso mediatico attraverso lo scontro ai limiti di un impatto fisico. E la scettica riflessione matura: la rissa tv è sempre frutto del "puro caso"?

Vittorio Sgarbi

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
In principio era il reality. Tutti in fila sul divano, si attendeva il crollo emotivo di naufraghi doc e reclusi di varia ubicazione, con gusto pazientemente sadico. L’estasi mediatica arrivò a coronare l’attesa e, stagione dopo stagione, vedemmo avvicendarsi fatti e fattacci, dalle crude sfuriate di un Morales imbufalito in fattoria allo schiaffone dell’intemperante nobile Pacelli, per non parlare delle indimenticabili, succulente accapigliate Yespica-Elia.

Miseri teatrini a voce grossa ingombravano isole felici, allegre fattorie, case cinecittadine e talpe fuori porta. Ma la tv è un pasto dal consumo veloce e ben poche edizioni sono state sufficienti a decretare la noia mortale: la discordia tra i concorrenti dei reality ha esercitato sul pubblico un fascino effimero e un sano sbadiglio si è sostituito all’accanimento di un tempo, quando altro non si aspettava che veder scorrere il “sangue” in tv in occasione degli isterici e già storici battibecchi in tempo reale.

Ed eccoci ai giorni nostri. Le carte in tavola cambiano scenario, ma non direzione: la rissa sul piccolo schermo vede una decisiva fase di rilancio e si consuma non più sull’isola o nella casa-bunker, ma piuttosto, nella sua forma più violenta e ai limiti dell’indecenza, proprio all’interno degli studi televisivi che ospitano dibattiti e periti opinionisti. Superfluo descrivere una volta di più l’emblematica telezuffa che ha visto protagonisti Alessandra Mussolini e Vittorio Sgarbi –rispettivamente presidente di giuria e giurato de La pupa e il secchione-, anticipata addirittura da Striscia la notizia prima della stessa messa in onda su Italia 1.

Sin troppo tritata e ritritata da rotocalchi e programmi di approfondimento (che hanno intinto la mediatica pagnotta nel succulento sughetto televisivo servito caldo su un piatto d’argento), la circostanza in questione oltrepassa una certa soglia di tolleranza, e inevitabilmente scatena un dibattito più acuto: la rissa televisiva è davvero così imprevedibile, o fa anch’essa parte del solito marketing catodico che sceglie oculatamente un opinionismo guerrafondaio? Se Sgarbi e Mussolini –come del resto i vari Pappalardo, Zequila, Ripa di Meana e giù di lì- non sono nuovi a simili sceneggiate, come non pensare che il tutto non sia frutto di un piccolo e innocente tentativo per potenziare gli ascolti e fissare il caso mediatico? Del resto, oggi tutto può essere.

Per il momento, il chiacchiericcio continua. Si spera che arrivi il giorno in cui, anziché dibattere inutilmente su chi ha torto o ragione nel ripetitivo teatrino delle ospitate tv, un ennesimo sano sbadiglio ci sottragga a tanta noia, nell’augurio che il dibattito televisivo torni ad essere territorio di lucida analisi e sereno confronto. 

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