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Inside gola profonda

Un mondo infinito si apre come un abisso dietro un film da considerare definitivamente "a parte" all'interno della storia del cinema. Uno spassoso documentario ricostruisce la storia di questo film diventato cult

INSIDE GOLA PROFONDA

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
Brian Grazer, produttore del documentario: “Era il 1972 ed il film era appena uscito nelle sale. Mia nonna venne a casa nostra e ci disse che lei e il nonno avevano fatto la fila per vedere Gola Profonda. Mia nonna, una donna di 65 anni, stava raccontando a me, adolescente a quell’epoca, che lei e il nonno, insieme a centinaia di persone, avevano fatto la fila durante il giorno, in un normale quartiere di Los Angeles per vedere un film pornografico”.

Solo 25mila dollari e 6 giorni di riprese. 600 milioni di dollari di incasso. Il più fortunato successo commerciale della storia del cinema. Il racconto dei due nonnetti al cinema prova a gettare una luce per quanti non conoscano l’incredibile storia di Gola Profonda. Distribuito quando i movimenti per la liberazione sessuale e per l’uguaglianza dei diritti stavano raggiungendo il loro culmine, il film diventa un grimaldello di quella battaglia. Una pellicola dai contenuti espliciti raccolse nelle sale milioni di persone. Divenne un fenomeno culturale scatenando un focolaio imprevedibile.

Il governo lo combatté in tutti i modi finendo per diventarne il veicolo pubblicitario più efficace. L’acquisto di un biglietto al cinema era diventato un atto sovversivo.  Il film per adulti esce per la prima volta nel 1972 a Times Square, nel cuore pulsante di New York. Le recensioni su Vanity Fair e sul New York Times innescarono il meccanismo a catena. Nelle sale non c’erano tizi con l’impermeabile, ma l’alta società. C’era Jaqueline Kennedy e gli intellettuali. Le signore perbene che oggi raccontano: “Volevo solo vedere un film per sporcaccioni, e il governo non poteva impedirmelo”.

Accanto all’enorme quantità di gente che voleva vedere il film, c’era un’altrettanto grande quantità di persone, autorità politiche e legali, che volevano censurarlo. Questo aprì un enorme e rumoroso dibattito sul Primo Emendamento. Vennero intentate cause a livello municipale, statale e federale. Nixon combatté contro Gola Profonda, fin quando un altro tipo di gola profonda non aprì il vaso di Pandora “Watergate”.

Il documentario esamina in modo eccellente l’abisso tra le modeste ambizioni di chi fece il film e tutto quello che invece scatenò. Realizzato con pochissimi mezzi, Gola profonda era un pessimo film. Immagini spesso sfocate e fuori sincrono. Montaggio e recitazione dilettantistiche. Ma il film era un film comico sul sesso. Tutto lì sta il segreto del suo successo. Il regista Gerard Damiano faceva il parrucchiere, quando cotonando le signore della provincia americana si rese conto della loro insoddisfazione nella vita sessuale. Poi si imbatté in Linda Lovelace e scoprì che aveva un talento particolare. Nasce così il geniale McGuffin (il pretesto da cui parte un film nella definizione di Hitchcock) del clitoride in gola. Damiano lo racconta a un produttore, che gli fa: “Ah, è un film medico?” Un altro produttore che aveva frainteso l’abilità celata dietro Gola Profonda propone: “Intitoliamolo La mangiatrice di spade”.

Personalità eccentriche e sopra le righe si alternano davanti alla macchina da presa diretta da Fenton Bailey e Randy Barbato. Gli interpreti e i realizzatori, il regista Gerard Damiano, l’assistente operatore Harry Reems, poi diventato protagonista quando al primo giorno di riprese non si presentò l’attore.

C’è poi il mistero su dove siano i finiti i 600 milioni di dollari d’incasso. E qui si apre la linea narrativa della mafia. Finanziato da persone legate alla criminalità organizzata, il film non venne distribuito attraverso i normali canali. Le bobine venivano portate a mano da oscuri intermediari nelle sale in cui veniva proiettato. Il giorno dopo passavano a ritirare metà dell’incasso.

Un mondo infinito si apre come un abisso dietro un film da considerare definitivamente “a parte” all’interno della storia del cinema. Per nessuno degli spassosi 90 minuti del documentario non si pensa alla sua straordinarietà.

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