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Nella morsa del ragno

Sembra quasi un film d'altri tempi, dove è la tensione narrativa e la suspence che vengono messe in risalto.

Nella morsa della ragno

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Questo nuovo Nella Morsa del Ragno, tratto da un romanzo di James Patterson, ripropone la figura del detective-psicologo Alex Cross, che già avevamo visto nel precedente Il Collezionista (Kiss the Girls, 1997), diretto da Gary Fleder ed interpretato, oltre che dallo stesso Morgan Freeman, anche da Ashley Judd e Cary Elwes. Sebbene i due film siano dunque legati dal loro protagonista, in verità sono due pellicole piuttosto differenti. Il primo episodio seguiva abbastanza gli stilemi classici della caccia la serial-killer di turno, mentre questultimo si presenta come un giallo piuttosto originale, che non abusa invece della solita figura del pazzo maniaco ed assassino. Non si tratta perciò di un film inutilmente violento o visivamente troppo cruento: il prodotto gioca piuttosto ad intrigare lo spettatore con la sua trama gialla, in cui si deve cercare di capire come arrivare al colpevole (o i colpevoli). In questo, Nella Morsa del Ragno, sembra quasi un film daltri tempi, dove è la tensione narrativa e la suspence che vengono messe in risalto, invece di un eccessivo spreco di effetti speciali o di succo di pomodoro. La storia si dipana in maniera fluida e anche divertente da seguire, assecondata dalla solida regia del redivivo Lee Tamahori e dalla sempre grande capacità interpretativa di Morgan Freeman, che col passare di ogni film continua ad affinare le sue doti di caratterista. Sua spalla è la volenterosa Monica Potter, che cerca di tratteggiare nella maniera più convincente possibile il personaggio dellagente Jezzie Flannigan, inesperta e depressa custode della bimba scomparsa: va detto a questo riguardo che gli sceneggiatori non lhanno del tutto aiutata, fornendole una figura dai tratti caratteriali e psicologici piuttosto incerti. Molto gustoso invece è il cattivo Gary Soneji, portato sullo schermo dal bravo Michael Wincott, attore troppo spesso relegato ad ingrati ruoli di caratterista villano. Un thriller, insomma, che fornisce al pubblico uno spettacolo intelligente e solido allo stesso tempo, avvalendosi di tutti gli elementi portanti che costituiscono la riuscita di un film: una regia attenta e fine, un attore protagonista carismatico e decisamente in parte e soprattutto una sceneggiatura che riesce a mantenere la promessa di coinvolgere ed interessare fino alla fine chi guarda.