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Molto opinionismo per nulla

La tv è una cuccagna che sforna sempre nuovi stereotipi. Chi è l'opinionista, e in che consiste quest'isola felice del "dolce dir niente"?

Raffaello Tonon

12.04.2007 - Autore: Seralisa Carbone
Al principio, fu Costanzo. Suo il merito di aver contribuito a creare il mediatico neologismo, sua l’idea di trasformare un vago parere in pregevole perizia formato vip: fu proprio il Costanzo Show a legittimare una nuova leva di generici del pensiero catodico, comunemente nota al pubblico televisivo come “opinionisti”. Mestiere dell’improvvisazione, l’opinionismo nacque proprio dall’autorità che la tv concesse all’ipotesi qualunque, al “nulla” precotto e somministrato da una confortevole seduta che, dallo storico studio del MCS, approdò sui gradini della De Filippi per esplodere furiosamente con reality e trasmissioni di approfondimento tematico.

Ogni spettatore sa di essere un potenziale testimone di quanto accade in tv e, poiché dell’evento mediatico –un po’ come col maiale- non si butta via nulla, l’idea di far confluire questo processo di immedesimazione in una tipologia che convalidasse il “parere”, promuovendolo a professione, sedusse non poco. Dalla genesi in poi, folte schiere di sconosciuti si accomodarono ad impartirci la loro sui fatti del cosmo televisivo, sino ad arrivare ai nostri giorni: Selvaggia Lucarelli e Raffaello Tonon (foto) dimostrano concretamente come la tv trasformi persone sbucate dal nulla -ma dotate di un corretto uso della grammatica italiana- in veri e propri vippastri all’ultimo grido, cosa  d’altronde certificata dal reclutamento all’interno de La Fattoria che ne determina lo step successivo.

Il più attento pubblico della tv commenta che saremmo tutti bravi a svolgere una simile attività, specialmente in forza del fatto che, proprio come il dente del giudizio, anche l’opinionista è privo di radice: non esiste qualifica critica che attesti l’abilitazione al pensiero espresso in tal sede. Specialisti della mera supposizione, gli opinionisti potrebbero tuttavia essere suscettibili di separazione in due distinte categorie: quella degli “intellettualmente onesti”, che cavalcano l’onda della notorietà senza fregiarsi di essere consegnatari di raffinate teorie o sofisticati idealismi –a cui gli stessi Lucarelli e Tonon sembrano appartenere-, e quelli che, un po’ come Paolo Del Debbio, rivestono di intellettualismo il corpo esangue  del luogo comune.

L’opinionista di Secondo voi, infarcisce di superflue arringhe al sapore scaduto quella terra di nessuno tra Tg5 e Beautiful: un insipido antipasto all’ora delle soap, che non aggiunge nulla ai molti già sfruttati temi di pubblico interesse, da Del Debbio trattati con un semplicismo spesso demotivante per lo spettatore, ormai cosciente della differenza che un buon dibattito televisivo dovrebbe fare. Il pensiero vola ironico allo Gnocchi di Quelli che il calcio, acuto parodista di un Del Debbio ritratto con la finta libreria messa in spalla a mo’ di zaino: la stessa che, alle 13,35, fa da sfondo ai suoi grandi temi del giorno, mentre noi, storditi da tanto opinionismo per nulla, tentiamo invano di goderci i pochi residui di un’indigesta pausa pranzo.

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