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Una certa tendenza della tv americana

La Mad Men-mania contagia anche i critici dei Cahiers du Cinema che aprono alla tv, purchè sia seriale e americana.

Mad Men

15.09.2010 - Autore: Ludovica Sanfelice
Quando persino i Cahiers du Cinema decidono di inchinarsi al cospetto della tv la faccenda diventa seria. Se l’argomento si guadagna poi anche la copertina, il cinema deve tremare. A sconvolgere lo storico gruppo di critici francesi che porta avanti la rivista, va detto, è naturalmente la crème de la crème della serialità, ovvero Mad Men, che dal mese scorso rappresenta ufficialmente l’America anche secondo la voce più prestigiosa della cinematographie attraverso l’immagine a tutta pagina dell’elegante January Jones nei panni di Betty Draper.

Quando parlavamo di Nouvelle Vague della tv non sbagliavamo dunque. Nel gennaio del 1954 sulle pagine del N°31 dei Cahiers, “un certainFrancois Truffaut si produsse nel celebre articolo intitolato Une certaine tendance du cinema francais, considerato proprio il manifesto della Nouvelle Vague cinematografica. Nel luglio/agosto del 2010 sulle pagine del N°658 la certaine tendance riguarda la tv americana e va in onda a puntate. Si ragiona naturalmente sulla crisi del cinema hollywoodiano e sul grande potenziale narrativo che il piccolo schermo ha rivendicato elevando la qualità dell’offerta seriale fino a raggiungere l’autorialità e l’affrancamento definitivo dal ruolo di medium subalterno.

Anche se per ammetterlo i Cahiers hanno stretto i denti per qualche anno lasciando trascorrere quella che da molti estimatori di serie tv è stata considerata l’age d’or, di fronte al fascino e alla perfezione dei “Mad Men”, lo chapeau è finalmente calato.

“Oh! Ci voleva tanto?”, verrebbe da dire. Eppure meglio così perché ogni occasione per parlare di questo show è un’Occasione Bellissima. Perché il cast è eccezionale. Perché la ricostruzione storica quasi stordisce. Perché l’approfondimento psicologico è travolgente e realistico. Perché la messa in scena è elegante e sottile nel confezionare segretamente un ritratto meticoloso della società di oggi. Perché Don Draper (Jon Hamm, applaudito anche al Festival di Venezia con "The Town") è un personaggio e una nazione. Perché ormai la serie smette di imitare il cinema per spingersi dove il cinema non arriva, e dalle parti degli Studios nessun attore, nessun regista, nessun autore si sente più in panchina se frequenta la telé. Anzi la fila per accedere a questo spazio è sempre più lunga e nell’attesa in coda si rischia di incontrare Steven Spielberg, Marty Scorsese, Meryl Streep, Al Pacino et compagnie. Con una copia dei Cahiers sotto braccio: ça va sans dire…
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