Tirato pesantemente in ballo da Adriano Celentano nel corso della prima serata del 62/mo Festival di Sanremo, Aldo Grasso, critico televisivo de 'Il Corriere della Sera', risponde prontamente dalle colonne del quotidiano di via Solferino. Una risposta a tutto campo, che parte dal presupposto
"Joan Lui è convinto di predicare meglio dei preti. Ma nel ruolo di profeta salva Italia ne vogliamo solo uno, due sono troppi: o Monti o Celentano.
Dopo ieri sera ho scelto definitivamente - scrive Grasso nel suo editoriale -. Ogni anno il Festival di
Sanremo ci mette di fronte a un tragico dilemma: ma davvero questo
baraccone è la misura dello stato di salute della nazione? E se così
fosse, non dovremmo preoccuparci seriamente?"
Grasso si rivolge direttamente al premier Mario Monti, tra l'altro nelle ore successive alla scelta di rinunciare alla candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi del 2020: "Se
davvero il nostro premier vuole compiere il titanico sforzo di cambiare
gli italiani ('l'Italia è sfatta', con quel che segue), forse,
simbolicamente, dovrebbe partire proprio dal Festival, da uno dei più
brutti Festival della storia. Via l'Olimpiade del 2020, ma via, con
altrettanta saggezza, anche Sanremo, usiamo meglio i soldi del canone".
Nella sua risposta, Grasso non se la prende con Celentano, ma con chi sembra disposto a seguire le sue indicazioni: "Non mi preoccupa Adriano, mi preoccupano piuttosto quelli che
sono disposti a prenderlo sul serio. E temo non siano pochi (...) Cita il Vangelo e bastona la Chiesa, parla di
politica per celebrare l'antipolitica: dalla fine del mondo si salva
solo Joan Lui. Parla di un Paradiso in cui c'è posto solo per cristiani e
musulmani. E gli ebrei?"
Pessima, secondo il critico, la performance del trio Celentano-Morandi-Pupo: "Assomiglia a un
imbarazzante delirio. A bene vedere il Festival è solo una festa del
vuoto, del niente, della caduta del tempo e non si capisce, se non
all'interno di uno spirito autodistruttivo, come possano essersi
accreditati 1.157 giornalisti (...), come d'improvviso, ogni rete generalista
abbassi la saracinesca (...), come ogni spettatore venga convertito in
un postulante di qualcosa che non esiste più".
"Sanremo è il Festival
dello sguardo all'indietro (...), - conclude Grasso - , è il Festival delle vecchie
zie dove tutti ci troviamo un po' più stupidi proprio nel momento in cui
crediamo di avere uno sguardo più furbo e intelligente di Sanremo (...), è il Festival della consolazione dove Celentano concelebra
la resistenza al nuovo. Per restituire un futuro all'Italia possiamo
ancora dare spazio a un campionario di polemiche, incidenti, freak show,
casi umani, amenità, pessime canzoni e varia umanità con l'alibi che
sono cose che fanno discutere e parlare? Penso proprio di no. PS: mentre scrivevo questo pezzo mi sono arrivati gli insulti in diretta da Sanremo. Ma non ho altro da aggiungere".
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Grasso: "Celentano, un predicatore decadente"
Il critico televisivo risponde al Molleggiato: "Mi preoccupa chi lo prende sul serio"

15.02.2012 - Autore: Alessandro Pediconi