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La tv dei freak

Bambini prodigio, nonnetti sprint e storie strappalacrime. Il menu (indigesto) della tv moderna.

Terza età in tv

12.05.2010 - Autore: Francesco Benincasa
Se lo chiedeva sconsolato, il  motivo per cui avesse dovuto indossare il collare borchiato, le felpe dai colori improponibili, le scarpe da ginnastica color rosa, senza trovare una risposta plausibile, prima di sentirsi dire dal regista che la motivazione era tutta contenuta negli ordini della rete, che aveva deciso di svecchiare il suo personaggio, creando un “nonno giovanile” che potesse fare presa anche sui giovani. Un modo per ironizzare sulla figura degli anziani in tv - quello appena citato appartiene al personaggio della serie tv “Boris”, interpretato dall’attore Massimo De Francovich - visti sempre meno come figure di riferimento, infarcite di saggezza ed esperienza, alle quali guardare per un corretto sviluppo della propria personalità, e viceversa sempre più gettati nell’arena, senza rete, a tentare di dimostrare che gli anni trascorsi non hanno lasciato alcuna traccia, nel bene e nel male.

È il caso di uno dei fenomeni di questo periodo, ovvero il successo della versione Over del programma di Maria De Filippi, e dell’annuncio trionfale dell’ingresso nello show di Angela Troina, la “favolosa cubista”, a partire dal prossimo lunedì 17 maggio. La signora Troina, nata in Sicilia sessantasei anni fa, si è fatta conoscere al grande pubblico grazie alla partecipazione al talent show “Italia’s Got Talent”, dove, indossando una tenuta che nulla aveva da invidiare alla descrizione del malcapitato “nonno giovanile” di cui sopra, si era prodotta in una danza “progressiva” (termine che ha amato ripetere in trasmissione per definire un po’ qualsiasi cosa) conquistando dapprima il pubblico in sala, poi quello della Rete, fino all’annuncio dell’ingaggio da parte di Maria De Filippi.   

Se da un lato infatti non si può negare il fatto che la terza età in bella mostra televisiva abbia certamente contribuito a dare una parvenza di verità alle storie che si raccontano in tv, anche grazie alla mancanza di malizia ed esperienza da piccolo schermo - tratti che sono ormai caratteristici di qualsiasi giovanotto che si presenti in una qualunque trasmissione - dall’altro non si può rimanere inquietati dal clamore che si accompagna a una manifestazione del tutto distorta di questo periodo della vita, nella quale l’ostinata rincorsa di modelli adatti a ragazzi con almeno quarant’anni di meno non può che risultare indigesta, forzata e fuori luogo. Un discorso, questo del collegamento tra la necessità di fare audience e quella di lucrare su personaggi al limite - Angela Troina insegna - o sulle loro storie strappalacrime di disagio, come ormai accade praticamente in tutti i programmi di un certo tipo - reality compresi - che dovrebbe far riflettere sui modelli che si propongono allo spettatore, e sul tipo di intrattenimento televisivo che si vuole offrire.

Un discorso che non rimane tra l’altro circoscritto alla sola sfera “morale”, visto che la ricerca della stranezza a tutti i costi, o della lacrimuccia, finisce per penalizzare anche progetti destinati ad avere un successo commerciale dopo la messa in onda come, per l’appunto, “Italia’s Got Talent”.

Non capita certo tutti i giorni di trovarsi tra le mani una gallina dalle uova d’oro come Susan Boyle, e nulla di onesto può essere fatto per crearne una in laboratorio. Quindi a che scopo puntare così tanto sulle storie personali dei concorrenti o sul loro essere amabilmente “freak”, quando poi è un talento su cui investire quello che si va cercando? E davvero sovresporre continuamente, anche fuori contesto, bambini e vecchi, rapporti complicati tra madri e figli, storie di omosessualità o travestitismo, può aiutare l’opinione pubblica ad affrontare argomenti considerati difficili al giorno d’oggi? Domande alle quali la televisione sembra rispondere solo citando i numeri dell’Auditel, ma che probabilmente dovrebbero stimolare una riflessione di tutt’altro tipo…
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