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A proposito di Aaron Sorkin

Il grande sceneggiatore è al lavoro su un nuovo show sulla tv (e per la tv) che compilerà la trilogia inaugurata da "Sports Night" e "Studio 60 on the Sunset Strip".

Aaron Sorkin

24.05.2010 - Autore: Adriano Ercolani
Fin dal principio della sua produzione televisiva, Aaron Sorkin ha dimostrato di saper coniugare con armonia due degli elementi specifici degli sceneggiatori che hanno reso grande l’industria dello spettacolo americana: il gusto per la scrittura ironica e raffinata insieme allo spirito indagatore e liberal, quest’ultimo sviluppatosi in particolar modo con l’avvento della cosiddetta “Nuova Hollywood”. In un certo qual modo, nelle serie Tv ideate e realizzate da Sorkin si fondono con sorprendente efficacia la brillantezza e l’eleganza dei dialoghi di Neil Simon con lo spirito iconoclasta e la forza propositiva del genio di Paddy Chayefsky - a cui Sorkin rende esplicito e commovente omaggio nella puntata pilota di “Studio 60 on the Sunset Strip”(id., 2006).

Anche se sicuramente meno politicamente schierato rispetto alle successive serie Tv, già “Sports Night” (id., 1998-99) contiene nello spirito le direttive principali su cui Sorkin aveva impostato il suo lavoro al cinema - ricordiamo due sceneggiature importanti come quella di “Codice d’onore” (A Few Good Men, 1992) e “Il presidente - Una storia d’amore” (The American President, 1995) -. Tutti i personaggi principali della redazione del TV sportivo posseggono, oltre al gusto per l’eloquio, la volontà di indagare a fondo e raccontare nel modo più integro possibile gli eventi. In poche parole, fare informazione libera, al servizio degli utenti.

Lo spirito liberal di Sorkin esplode letteralmente in “The West Wing” (id., 1999-2006), la serie Tv senza dubbio meglio scritta dell’epoca di televisione contemporanea. La capacità strabiliante di mettere in scena il dibattito politico americano e allo stesso tempo di renderlo accessibile al pubblico medio è la caratteristica che differenzia questa produzione da tutte quelle precedenti e future, e la rende in qualche modo un “unicum” di difficile riproduzione. Con “The West Wing” l’ala più liberal dello show business americano, in piena epoca Bush, ha trovato possibilità di vedere pienamente rappresentati i fondamenti principali della propria idea sociale e politica, in un prodotto affatto pedante e di grande qualità.

Tornato a raccontare il mondo della TV con “Studio 60”, Sorkin ha però mantenuto la forza propositiva presente in “The West Wing”. In questa serie Tv l’influenza di Chayefsky è sicuramente più marcata. Oltre la già citato omaggio a “Quinto potere” (Network, 1976), anche l’uso della lente deformante del grottesco per mettere in scena la schizofrenia dello show business è una caratteristica che rende molte puntate di “Studio 60” un’operazione ardita al limite dell’innovazione; il fatto che poi la produzione non abbia riscosso il successo di pubblico che meritava è probabilmente l’indice di un tentativo talmente audace da risultare probabilmente impervio.

Qualche tempo fa Aaron Sorkin ha annunciato che sta lavorando su una nuova serie dedicata al mondo della TV, un progetto che in qualche modo chiuderà il suo discorso di indagine sul mezzo di comunicazione di massa. Cosa aspettarci dunque? Sia come sceneggiatore che come autore televisivo, Sorkin rappresenta uno dei pochissimi casi in cui l’indagine sul nostro tempo e la volontà di intrattenimento intelligente trovano perfetta fusione. Qualsiasi cosa ci riserverà in futuro è quindi da attendere con fervente trepidazione.