Torino Film Festival 2014
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What We Do in the Shadows: la banalità di essere vampiri

A Torino il nuovo film di Taika Waititi e Jemaine Clement, un mockumentary su un gruppo di vampiri coinquilini in Nuova Zelanda

What We Do in the Shadows

27.11.2014 - Autore: Marco Triolo
Ecco un perfetto esempio di come usare il mockumentary, o found footage, che dir si voglia, in maniera originale. Taika Waititi e Jemaine Clement, attore esordiente alla regia che Waititi ha già diretto in Eagle vs. Shark, scelgono i vampiri come protagonisti del loro nuovo lavoro, What We Do in the Shadows. La premessa è semplice: quattro vampiri di età diversa (dagli ottomila anni al secolo di vita) e di diversa estrazione filmica e letteraria convivono in una villa diroccata a Wellington, Nuova Zelanda, e si preparano all'evento sociale più importante dell'anno per i non-morti: The Unholy Masquerade, il ballo in maschera profano. Una troupe segue le loro vicende quotidiane per farne un documentario e smascherarne le debolezze e le banalità al di là dell'aura misteriosa e oscura che si portano dietro.

C'è Vladislav (Clement), chiaramente modellato sul Dracula di Coppola; Viago (Waititi), un dandy europeo che è anche il più educato e civile del gruppo; Deacon (Jonathan Brugh), che si atteggia un po' da rockstar maledetta; e Petyr (Ben Fransham), il più antico e feroce, modellato su Nosferatu. Tra schiavi umani, neo-vampiri e licantropi rivali, la vita dei coinquilini non sembra mai troppo vuota, ma allo stesso tempo è molto più normale di quello che ci raccontano i film dell'orrore. Li vediamo passeggiare, e pasteggiare, per le strade di Wellington, attirare ignare vittime nella loro magione e nutrirsi di loro, non prima di avergli assicurato una piacevole serata (visto che stanno per morire, perché non far loro trascorrere piacevolmente le ultime ore?). Li vediamo mentre tentano di entrare nei locali migliori della città, invano, perché devono essere invitati dentro; assistiamo ai problemi della convivenza – comuni a tutti, vivi e morti – al nascere di nuove amicizie e antipatie.

La partenza del film è a razzo, ma poi il ritmo rallenta e la freschezza si perde. Verso la metà del secondo atto le gag tendono a ripetersi e le risate arrivano meno di frequente. Per fortuna che il gran finale risolleva le sorti del film: da quando il gruppo raggiunge il ballo in maschera, fino a uno scontro con i licantropi filmato come un classico, ma riuscitissimo, found footage, non c'è un attimo per respirare e Waititi e Clement riescono nell'impresa di imbastardire risate e iconografia horror. Con qualche taglio qua e là il film sarebbe stato più efficace, ma anche così è impossibile lamentarsi.
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