Torino Film Festival 2014
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For Some Inexplicable Reason: la commedia parla ungherese

A Torino l'opera prima di Gábor Reisz, storia di un bamboccione made in Budapest

For Some Inexplicable Reason

26.11.2014 - Autore: Marco Triolo
Tutto il mondo è paese. Aron (Aron Ferenczik), ventinovenne di Budapest che vive ancora a casa con i genitori, è laureato in cinema e non ha un lavoro, sembra tanto uno dei “bamboccioni” che per qualche tempo hanno raggiunto le prime pagine dei giornali italiani. Solo che lui è veramente un po' bamboccione: nella sua vita non ha mai lavorato e non sembra nemmeno troppo interessato a trovare un lavoro. Anzi, Aron passa le giornate a struggersi per la sua storia d'amore appena finita e fantasticare di morire così, accasciandosi nei posti più improbabili. Ha un gruppo di amici fedelissimi, tutti in carriera o con figli, ma sembra non avere la spina dorsale o l'urgenza di uscire dalla sua impasse. Questo finché non compra, da ubriaco, un biglietto aereo per Lisbona. Quella svolta inaspettata scatenerà una reazione a catena che lo porterà finalmente a dare una direzione alla sua esistenza. O forse no?

Il maggior pregio di For Some Inexplicable Reason, primo lungometraggio del regista ungherese Gábor Reisz presentato in concorso a Torino, è quello di non voler dare facili risposte alla crisi esistenziale di Aron, che rispecchia poi la crisi collettiva dell'Europa. Non succede niente di davvero eclatante nel film, ma quel nulla così reale è raccontato con una freschezza di stile e scrittura che potrebbe dare una bella lezione al 90% degli analoghi film italiani. Dove, per altro, quest'idea del “può non succedere nulla, perché questa è la vita vera” non è ancora passata. Nel nostro cinema c'è ancora oggi la tendenza al sovraccarico di melodramma, schivata in toto dall'accorta sceneggiatura di For Some Inexplicable Reason.

Reisz è in grado di parlare della disoccupazione, dei giovani senza sbocchi e senza meta, della voglia di cambiare la propria vita ostacolata dalla paura di lasciare il nido. Il tutto senza “raccontare” niente di particolare, ma lasciando che la vita di Aron prosegua come nella realtà, tra una serata al bar con gli amici, il trauma della fine di una storia d'amore e il rapporto con dei genitori forse un po' troppo oppressivi ma non senza una ragione. Il tutto raccontato con un ritmo che avvicina il film ai migliori episodi indie del cinema americano, senza rinunciare a una sua identità europea. Il film non ha ancora una distribuzione italiana, ma siamo sicuri che la troverà presto.
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