Per amor vostro – La recensione da Venezia

Valeria Golino sempre al centro dell'inquadratura, immersa in un mondo in bianco e nero in cui i colori fanno capolino raramente. Per amor vostro, film di Giuseppe Gaudino, è l'ultimo italiano in concorso a Venezia e ha debuttato per ultimo tra tutti i film della selezione. È anche il meno riuscito tra i quattro italiani.

Gaudino, che torna a dirigere un film di finzione a 18 anni dall'ultimo, Giro di lune tra terra e mare, sceglie uno stile roboante, fatto di estremi. Da un lato, appunto, la fotografia in bianco e nero, che dovrebbe indicare il punto di vista della protagonista, Anna, una donna in crisi matrimoniale (perché sposata con un violento camorrista) che vede ormai il mondo privo di colori. Dall'altro però ci sono incursioni di colore acceso, spesso utilizzato in siparietti in cui l'immagine si congela e viene trasformata a poco a poco in un quadro religioso, oppure nei brevi flashback.

Ma c'è troppa carne al fuoco, e l'utilizzo di una colonna sonora descrittiva, che scade spesso e volentieri, nel didascalico e nel ridicolo involontario, non giova al film. Che diventa in breve un pasticcio autoreferenziale, in cui scelte visive di dubbio gusto estetico e una certa ripetitività della sceneggiatura, che gira a vuoto intorno a due concetti, contribuiscono ad affossare ogni spunto positivo. A un certo punto Gaudino parte per la tangente, infilando una serie di sequenze oniriche di matrice religiosa, deliri difficilmente comprensibili che sembrano più esercizi di stile fini a se stessi. In questo mare magnum si perde totalmente la performance della Golino, che non sembra in grado di convogliare le emozioni forti che dovrebbe vivere il suo personaggio, donna alla scoperta di una nuova vita possibile.

In uscita il 17 settembre, Per amor vostro è distribuito da Officine Ubu.

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