Festiva del Cinema di Venezia 2015
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Behemoth – La recensione da Venezia

Il documentario di Zhao Liang sulle vite dei minatori di carbone in Mongolia si afferma come forte candidato al Leone d'Oro

Behemoth

11.09.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
C'è la forza del cinema propriamente inteso, narrazione per immagini, in Behemoth, documentario di Zhao Liang presentato il concorso a Venezia 72. Una forza inarrestabile che non ha bisogno di tante parole per farsi capire.

Al centro del film ci sono le vite dei minatori di carbone in Mongolia, vite segnate come le rughe sui volti sporchi e distrutti dei minatori, che ogni giorno inalano polveri e sopportano temperature estreme per portare a casa la paga. Arrivati nelle loro case, in un villaggio povero e sperduto, la situazione è talmente lontana dal nostro standard di vita da causare vertigine: sembra che le famiglie dei minatori vivano in un enorme cantiere aperto, con alloggi di fortuna che sembrano più magazzini che case. Oltretutto, il film si ambienta di giorno e notte, suggerendo che questa gente non ha orari e vive per lavorare.

Zhao sceglie di affidare, come detto, buona parte della narrazione a immagini di enorme impatto, intervallandole con un testo ispirato alla Divina Commedia dantesca. Quest'ultimo è forse il punto debole dell'opera, composto di frasi a volte forzatamente poetiche e criptiche. Ma d'altro canto era necessario un modo per spezzare, non tanto perché ciò che si vede non sia eloquente. Al contrario, lo è talmente tanto, è così potente e sublime da richiedere una via di fuga di tanto in tanto, per non finire schiacciati. È particolarmente efficace una sequenza in cui vediamo gli operai lavorare in un'immensa fornace, che inizia con un filtro rosso che svanisce a poco a poco, lasciandoci preda di un fuoco così rovente da farsi quasi percepire attraverso lo schermo.

I volti dei minatori si fanno veri paesaggi, ripresi da vicino e contemplati nella loro maestosa ruvidezza. Di certo Zhao sa che tasti premere per trasportare lo spettatore in un mondo parallelo, lontanissimo, che non credevamo potesse esistere. E invece eccolo prendere vita davanti ai nostri occhi. Non ci stupiremmo se Behemoth vincesse il Leone d'Oro.

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