Festiva di Cannes 2018
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John Travolta conquista tutti a Cannes: "Vi svelo quale film preferisco tra Grease e La febbre del sabato sera"

L'attore incontra il pubblico sulla Croisette: quarant'anni di carriera raccontati in occasione di un'interessante masterclass

17.05.2018 - Autore: Pierpaolo Festa, inviato al Festival di Cannes
Cannes - Ci sono registi e ci sono grandi registi, John Travolta non ha dubbi su chi siano gli ultimi: "Tutti i grandi registi hanno in comune una cosa: si fidano dell'attore che hanno scelto. Quentin Tarantino era così, sapeva che ero un attore imprevedibile e sul set di Pulp Fiction mi ha detto: 'Se avessi voluto prendere un attore prevedibile mi sarei rivolto a qualcun altro'. Non avevo idea che quel film sarebbe diventato un successo così enorme. Pensavo facesse la stessa fine de Le iene e invece mi ha regalato ventiquattro anni di libertà creativa. D'un tratto potevo scegliere io quali film avrei interpretato". Travolta incontra il pubblico al Festival di Cannes e con la mente torna indietro nel tempo per raccontare eventi importanti e curiosi della sua carriera, come quella volta che sul set di Blow Out, disse a Brian De Palma: "Posso girare questa scena in tre modi diversi, quale dei tre vuoi che faccia?". Il regista non esitò: "Non lo so. Ti pagano una fortuna per questo lavoro, sei tu che devi sapere cosa fare". "Aveva ragione - afferma l'attore -  il mio lavoro è dare vita a un personaggio per servire il regista e aiutarlo a realizzare la sua visione. Da attore devo assumermi le mie responsabilità".


John Travolta è il mafioso John Gotti, guarda il trailer
 
Travolta è la star di Cannes 71, una macchina da guerra di professionalità: nel giro di ventiquattr'ore presenta sulla Croisette il suo nuovo film, Gotti (fuori concorso al Festival), incontra il pubblico alla masterclass che Thierry Frémaux gli ha organizzato e infine partecipa alla proiezione sulla spiaggia di Grease, un evento che il Festival celebra in occasione dei quarant'anni del film. L'attore fa questo e molto altro, intrattenendosi con i suoi fan e rispondendo a tutte le domande che gli pongono. Sono più di quarant'anni che Travolta lavora sui set al cinema e in TV: "Da quando avevo dodici anni per l'esattezza: ai tempi ero già famoso negli USA per la serie I ragazzi del sabato sera". In tutto questo tempo è stato diretto da una donna in pochissime occasioni al cinema: Nora Ephron lo ha trasformato in un angelo in Michael e Shainee Gabel gli ha regalato uno dei suoi ruoli più belli in Una canzone per Bobby Long. Come cambia la sua prospettiva quando è diretto da una donna? "Prima di tutto c'è una connessione diversa, dopotutto veniamo tutti da una donna: la nostra mamma. Le registe donne con cui ho lavorato mi hanno sempre sostenuto. Secondo la mia esperienza una regista donna si fida di più delle tue scelte rispetto a un uomo. E ti sostiene di più. Un uomo che fa il regista può esitare davanti alla scelta di un determinato ciak, una donna non ha dubbi: sa già qual è la migliore ripresa". 


Lanciato alla fine degli anni Settanta, tramontato dieci anni dopo, tornato in vita con Pulp Fiction, ritramontato e tornato più volte sulla cresta dell'onda, Travolta è uno dei grandi risorti di Hollywood: "Alcuni dicono che sono risorto almeno otto volte nella mia carriera, altri pensano sia successo solo un paio di volte. E' una cosa soggettiva: all'epoca di Senti chi parla dissero che ero tornato. Per Quentin Tarantino invece 'tornare' voleva dire offrire nuovamente al pubblico una performance indimenticabile come quella de La febbre del sabato sera. Recentemente qualcuno ha detto che sono tornato grazie al mio lavoro nella serie The People vs. O.J. Cosa vuol dire dunque tornare? La verità è che io non me ne sono mai andato". A quel punto Travolta usa la parola che gli piace di più: "Reinventarmi. E' quello che faccio. Più riesco a trasformarmi, più sono felice". 

Uno dei consigli più preziosi che l'attore abbia mai ricevuto è arrivato da un gigante come Marlon Brando: "L'ho incontrato cinque anni prima che morisse, volevo coinvolgerlo nel film A Civil Action. Ricordo esattamente cosa mi ha detto: 'non dovresti mai fare un film quando un regista non è innamorato di te, perché il loro amore ti permetterà di recitare a un nuovo livello'. Oggi ripenso alla mia carriera e noto che le migliori performance sono quelle in cui il regista aveva passione per me". 



Travolta parla perfino di Battaglia per la Terra, film di fantascienza tratto dal libro di L. Ron Hubbard (padre di Scientology) e accolto all'epoca come uno dei più grandi fallimenti della storia del cinema, era il 2000: "Picasso aveva alcuni disegni che non ha venduto bene come gli altri suoi lavori - afferma l'attore -  Non avevamo i soldi di Star Wars, ma sono fiero di essere riuscito a fare quel film. E' tratto da uno dei più grandi libri di fantascienza mai scritto e all'epoca mi ha fatto capire che potevo fare esattamente quello che volevo. Volevo fare quel film e ci sono riuscito. Dunque credo che sia stato uno dei più grandi risultati della mia carriera". Poi afferma: "Seguo Scientology, faccio cose molto semplici per tenermi in forma: mi prendo cura di me, dormo quanto basta, cerco di essere un bravo padre. Produttivo e motivato. Sembrano cose semplici ma tutte insieme contribuiscono a farti stare bene. Faccio questo e mi circondo di persone che hanno un'influenza positiva su di me". 

Quando gli chiedono di scegliere tra Grease o La febbre del sabato sera, Travolta non ha dubbi: "sono entrambi importantissimi, due film che hanno creato le fondamenta della mia carriera. Ma Grease ha questo dono eterno di riuscire a essere trasmesso di generazione in generazione. Una volta sul set de Le belve, Benicio del Toro mi ha detto: 'Devo confessartelo: quando avevo dodici anni ho visto Grease quattordici volte al cinema e tu sei la ragione per cui io sono un attore'. Perfino i bambini di cinque anni conoscono il film oggi. L'arrivo di nuovi fan mi fa pensare a Grease come a un'esperienza tutt'altro che lontana, perché è un film speciale e ha una funzione quasi terapeutica: riesce a portare allegria a chiunque". 

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