Festiva di Cannes 2018
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Il ritorno di 2001 - Odissea nello spazio, Christopher Nolan promette: "Vivrete le stesse emozioni della prima volta"

Il regista porta a Cannes la versione restaurata del capolavoro di Stanley Kubrick che tornerà nei cinema a giugno 

13.05.2018 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Festival di Cannes
Christopher Nolan arriva per la prima volta a Cannes come maestro di cerimonia dell'evento 2001 - Odissea nello spazio, proiettato sulla Croisette come evento speciale del Festival: "La prima volta che ho visto il film di Stanley Kubrick avevo sette anni - racconta il regista - Mio padre mi aveva accompagnato nella sala più grande di Londra a Leicester Square, dove proiettavano la copia in 70mm. Mi ha catturato all'istante. Ricordo che lo schermo si è aperto e ho iniziato un viaggio cinematografico che mi ha portato via. E' arrivato il momento di portare una nuova generazione di amanti del cinema in questo viaggio di fantascienza". 
 
"50 anni fa un film cambiò la storia del cinema per sempre", questa è la frase che si legge sul poster della riedizione di 2001 che torna nei cinema in versione restaurata in 70mm a cinquant'anni dalla sua uscita originale. "Quello che Kubrick ha fatto nel 1968 è stato riconoscere che non c'erano regole narrative prestabilite nel modo di fare cinema. Non ci sono limiti. Ha reinventato totalmente il cinema, dimostrando che i film possono fare qualsiasi cosa e il nostro compito di registi è superare i nostri limiti".



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A proposito del restauro del film, Nolan rivela: "La prima volta ne abbiamo parlato nell'estate del 2017: avevo finito Dunkirk e ho iniziato a lavorare con la Warner Bros. alla conversione di sette dei miei film in formato 4K per una nuova edizione Home Video. A un certo punto qualcuno mi ha chiesto se volevo dare un'occhiata a un paio di copie di 2001. In quel momento abbiamo avuto l'idea di farlo uscire di nuovo in sala in occasione dell'anniversario di mezzo secolo". 

Nolan, un fanatico dell'uso della pellicola alla stessa maniera di Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson, aveva un unico obiettivo durante questa "operazione chirurgica" sul master originale del capolavoro di Kubrick: "Dare al pubblico la stessa sensazione vissuta dagli spettatori nel 1968. Questo è il nostro regalo ai cinefili". Secondo il regista, però, non si tratta più di una guerra tra pellicola e digitale: "Il restauro negli ultimi vent'anni è stato sinonimo di digitalizzazione. L'approccio era quello di ripulire i graffi della pellicola e tutto quello che veniva considerato come un difetto. Ma il problema è che nel fare questo finirai per cambiare l'esperienza agli spettatori. Oggi un regista può scegliere, perché si tratta di due strumenti diversi. Chi pensa che restaurare un film significa digitalizzarlo e sostituirlo alla copia originale, commette lo sbaglio peggiore che si possa fare". 

Nolan dunque non ha dubbi: "Per me si tratta soprattutto di sentimenti ed emozioni e la pellicola è ancora lo strumento analogico migliore per invitare gli spettatori dentro a una storia. Con Dunkirk siamo usciti in 70mm anche in formato Imax: questo per me è il modo di vedere quel film". Essere analogici nell'era digitale è quasi una missione per il regista della trilogia de Il cavaliere oscuro: "il mio intero approccio al cinema è analogico. Ogni volta che giro un film mi chiedo: come lo farei se fossimo ancora nell'epoca pre-digitale?". 

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Il perfezionismo di Nolan non è lontano dal modus operandi maniacale di Kubrick al punto che il regista stesso rifiuta di avere a disposizione una seconda unità per i suoi blockbuster:  "Per come la vedo io, se un'inquadratura finirà nel montaggio finale del film allora devi essere tu a girarla. Perfino un primo piano di un gesto, la ripresa di una mano che compie un'azione: considero anche quella una performance. Ogni volta che ho fatto compromessi me ne sono pentito".

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A proposito del suo legame con il regista di 2001 continua: "Non ho fatto una scuola di cinema perché non mi hanno mai fatto entrare. E' stato Kubrick a dire che il modo migliore per imparare a fare un film è girare un film tutto tuo. Così è nato Following, il mio primo lungometraggio che ho realizzato con i miei soldi. Lo giravo nei weekend con gli amici: dato che non tutti erano sempre disponibili, ho dovuto imparare a fare un po' di tutto all'interno della troupe. Conoscere il lavoro di tutti rinforza la fiducia della troupe nei tuoi confronti: d'un tratto ti vedono davvero come un leader". Nel raccontare il suo passato, il regista ricorda anche le dritte avute dal padre: "Mi ha consigliato di prendermi una laurea in modo da avere un piano B se questa cosa del cinema non fosse mai decollata. Ho studiato letteratura inglese dato che era la materia in cui ottenevo risultati migliori. La letteratura mi ha influenzato molto nel mio lavoro di regista e sceneggiatore. Mi ha calmato sul fatto che ogni cosa che crei può avere diversi strati e dunque che il pubblico può interpretarla anche in maniera diversa dal modo in cui l'autore l'aveva concepita". 

Da mentori ad armi segrete del processo creativo, Nolan ne ha più di una: il fratello Jonathan con cui scrive gran parte dei suoi film - "continueremo a farlo anche se per adesso lui è impegnatissimo in TV (è infatti uno dei creatori di Westworld)" - e la produttrice Emma Thomas, sua moglie dal 1997 "una persona indispensabile che ho avuto al mio fianco in tutti i film che ho fatto". Come Spielberg, anche Nolan sa bene che avere una troupe di collaboratori fidati - e quindi crearsi una famiglia artistica sul set - è il vantaggio più grande: "Lavorare con persone che non hanno altre intenzioni a parte aiutarti a fare il miglior film che puoi fare è un privilegio. Dopo tutti questi anni sono ancora sorpreso dal modo in cui questi legami si creano in un contesto di affari. E' una cosa bellissima, perché crei un modo facile di comunicare con i tuoi collaboratori. Crei vera fiducia. Dunque se i collaboratori ti dicono che stai sbagliando, che fai qualcosa di stupido o che devi cambiare il tono di voce quando dai loro delle direttive, allora lo fai e basta. Ti fidi".

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