Biennale Venezia 2014
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Words with Gods – La recensione da Venezia

La ricerca del divino in un film collettivo voluto da Guillermo Arriaga

Words with Gods

02.09.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Leggete la nostra intervista esclusiva ad Alex de la Iglesia.

La ricerca del divino filtrata dallo sguardo di nove registi, uno diverso dall'altro. Words with Gods, progetto collettivo voluto da Guillermo Arriaga e presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, è un'esperienza prima di tutto sensoriale, perché Dio, o chi per lui, difficilmente può essere espresso a parole.



Dall'Outback australiano alla Spagna, da Mumbai a San Paolo del Brasile, il film ci porta in un viaggio alla scoperta di come il divino sia concepito da popoli diversi. Non solo del dio cristiano si parla: Mira Nair, ad esempio, si concentra sulle divinità induiste viste dagli occhi di un bambino. Amos Gitai ci porta in Israele per esaminare il conflitto eterno con la Palestina e due religioni che, raccontate in parallelo nei due testi sacri, Bibbia e Corano, tramite una serie di monologhi di stampo teatrale, scopriamo essere molto più vicine di quanto si pensi. Hideo Nakata (autore di The Ring) sceglie invece di rimanere con i piedi ancorati a terra e si concentra sulla tragedia dello tsunami, esaminando la vita di un uomo che ha perso tutto, eppure attraverso la religione potrebbe ritrovare la speranza. Per Arriaga, regista del primo episodio in cui una donna maori deve partorire da sola nel mezzo del deserto, la presenza del divino è impalpabile, una visione che aleggia tra la vita e la morte.

Il film è altalenante: si parte con un episodio ipnotico di Arriaga, ma Gitai si impantana nella retorica e a volte si respira l'aria di un eccessivo autocompiacimento. Tra tutti i segmenti spicca quello di Alex de la Iglesia, The Confession, in cui il regista spagnolo riesce a distillare in pochi minuti la propria poetica (grazie anche al fedelissimo sceneggiatore Jorge Guerricaechevarría). Vi si racconta di un killer professionista che viene scambiato per prete da un tassista con padre morente. Quando il killer, per sfuggire alle autorità, accetta di praticare l'estrema unzione all'anziano, si ritrova in una situazione totalmente ribaltata, in cui è lui stesso, ferito gravemente, a confessarsi. Una piccola perla che, nel suo divertito anticonformismo alla morale cattolica, è molto più profonda di tante declamazioni o immagini poetiche dei colleghi.



In generale, Words with Gods resta un lavoro interessante e ricco di spunti, a cui però avrebbe giovato un livello meno diseguale nella realizzazione.

Per saperne di più sulla Mostra di Venezia, continuate a seguire il nostro speciale.