Biennale Venezia 2014
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Venezia: ladri di Chaplin in cerca di gloria

Approda alla Mostra La rançon de la gloire, commedia francese sullo storico furto della salma di Charlot

La rancon de la gloire

28.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Siamo tutti un po’ Charlot. La morale della favola di Xavier Beauvois è tanto semplice, prevedibile, quanto funzionale per questo piccolo racconto che molti giudicheranno magari non adatto a un festival, ma che se non altro ci distoglie dalle storie cupe che compongono gran parte della selezione finora.

La rançon de la gloire, ovvero Il prezzo della gloria, è la storia vera dei due disperati che decisero di rubare la salma di Charlie Chaplin, morto in Svizzera nel 1977, per richiedere un riscatto alla moglie Oona. La storia è ovviamente modificata e romanzata, tanto che i nomi dei due protagonisti sono cambiati, ma non poteva essere altrimenti: l’intento di Beauvois non è quello di realizzare una cronaca fedele e realistica quanto una sorta di favola moderna in cui i personaggi assumono presto un’aura chapliniana. È una riflessione interessante sull’ironia del destino: Chaplin fu rapito da due persone provenienti dalla stessa fascia sociale di molti suoi personaggi. Uno dei due, in particolare, è proprio il tipico povero pieno di risorse che rese immortale Charlot, e il parallelo si fa ancora più forte quando il personaggio (interpretato dalla star belga Benoit Poelvoorde, che vedremo alla Mostra anche in Tre cuori) diventa clown in un circo.

Il prezzo della gloria è un’opera divertente e leggera, anche se ovviamente la sincerità e il genio di Chaplin sono da un’altra parte: qui è tutto molto pilotato, dalle figure dei due eterni perdenti che tentano il colpo per riscattarsi – così spesso viste al cinema – alla morale finale con tanto di redenzione completa e lieto fine. Eppure Poelvoorde e Roschdy Zem infondono ai loro personaggi una tenerezza e una tristezza nello sguardo che contribuiscono a vendere ogni svolta facile del film. Il cast è comunque ben assortito: da Nadine Labaki nei panni della moglie di Osman (Zem) a Peter Coyote in quelli del maggiordomo di Chaplin, passando per Chiara Mastroianni, la cui somiglianza con il padre è davvero impressionante. Il fatto che lavori per un circo sembra un rimando intenzionale alla lunga collaborazione tra Marcello e Fellini.

La colonna sonora è un po’ troppo invadente ed enfatica, soprattutto quando include in maniera didascalica estratti dalla colonna sonora di Luci della ribalta, scritta dallo stesso Chaplin. Ma è inevitabile in un’opera che mira in maniera sistematica a evocare un cinema classico che non esiste più. Missione non del tutto compiuta, ma se non altro il risultato è un film piacevole.

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