Biennale Venezia 2014
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Venezia: la vita di Messi in un film tra realtà e finzione

Dal regista horror spagnolo Alex de la Iglesia, un documentario con inserti fiction sulla carriera del campione argentino

Lionel Messi

27.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Che cosa ha spinto un regista di film horror ad abbandonare per un attimo un chiaro percorso personale per dedicarsi a un documentario su un calciatore? È una domanda che è impossibile non porsi nell’affrontare Messi, il nuovo film di Alex de da Iglesia (autore di Ballata dell’odio e dell’amore, Crimen perfecto e El dia de la bestia, tanto per citarne alcuni) che esplora la vita e la carriera dell’omonimo campione argentino, vincitore di quattro Palloni d’Oro.

Una domanda ancora più esatta sarebbe: cosa ha spinto De La Iglesia a trattare in un documentario la carriera di un calciatore non ancora trentenne e con una vita privata assolutamente ordinaria come Lionel Messi? Intendiamoci, di documentari su calciatori ce ne sono già stati, basti pensare al recente Maradona di Kusturica. Ma in quel caso si trattava, appunto, di un campione storico, in questo di un giocatore ancora lontano dalla fine della carriera. Certo, bisogna ammettere che Messi è uno dei calciatori migliori del mondo, ma gli manca forse una qualità “cinematografica”.

De la Iglesia sceglie di raccontare l’ascesa di Messi dai campetti del suo rione a Rosario alla fama internazionale come giocatore del Barcellona, intervallando le testimonianze di chi lo ha conosciuto in varie fasi della sua vita – dagli amici d’infanzia ai colleghi e agli allenatori – e di chi ne ha analizzato la carriera – giornalisti e tecnici – con segmenti di fiction in cui le tappe più importanti della sua maturazione umana e sportiva vengono interpretate da attori. Un’idea anche interessante, ma di cui sfugge il punto.

Prima di tutto, perché le parti ricostruite hanno il look e la scrittura tipica di una fiction di Rai Uno. Il fatto che le grandi svolte nella vita di Messi avvengano per momenti chiave pregni di significato funzionerebbe se il film fosse tutto di finzione, ma nel contesto di un documentario stona in maniera evidente. Quando poi la fase infanzia e pre-adolescenza è conclusa, e il film passa a raccontare la vita adulta di Messi, la fiction viene lasciata da parte totalmente per cadere in una agiografia ripetitiva, in cui De La Iglesia non fa altro che collezionare le parole di elogio e ammirazione per il campione, ribadendo la sua natura di essere umano sincero, gentile e in fondo “normale”. Tutto ammirevole, ma effettivamente non abbastanza per farci un film. Almeno non così presto.

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