Biennale Venezia 2014
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Venezia 2014: A volte ritornano

Davvero tanti i registi - italiani e internazionali, in concorso e non - gia' visti al Lido in passato

The Cut<br>

27.08.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Ogni anno, ad aprile inoltrato, all'annuncio del programma del Festival di Cannes, si scatena la corsa a identificare i registi che con quella manifestazione abbiano una storia piu' lunga o il maggior numero di presenze tra selezione ufficiale e non… Stranamente questo non avviene per la Mostra Internazionale di Cinema di Venezia che, come ogni grande concorso cinematografico, presenta inevitabilmente dei 'cavalli di ritorno', e non necessariamente sempre (o solo) italiani.

Anche al Lido non sono pochi i personaggi, i registi soprattutto, a poter vantare dei precedenti. Siano essi relativi alla partecipazione come concorrenti (premiati o meno), come registi o solo come protagonisti di omaggi riservati loro dalle passate edizioni dello storico Festival italiano. Tutti validi motivi, va detto, per tornare da queste parti, come se ce ne fosse il bisogno e non bastasse il prestigio di partecipare alla kermesse cinematografica piu' affascinante del panorama internazionale.

Certo, i tempi son cambiati, ma un Leone d'Oro, un Premio della Giuria, un trofeo anche delle sezioni collaterali da poter sfoggiare nella propria bacheca ha - in molti casi - fatto la fortuna di cineasti anche celebri che oggi tornano ad affollare il Concorso e il cartellone tutto di questa edizione numero 71, davvero incredibilmente colmo di volti 'noti' alla direzione della Biennale Cinema. Che, un anno dopo il celebrativo Venezia 70  – Future Reloaded (nel quale 70 registi di tutto il mondo sono stati invitati a realizzare un cortometraggio di durata compresa fra 60 e 90 secondi, in totale libertà creativa, progetto che ricorda da vicino il Chacun son cinéma con cui Cannes festeggio' i suoi primi 60 anni), accoglie di nuovo molti di quei registi.


IL GIOVANE FAVOLOSO

Tra questi Peter Ho-Sun Chan (nel 2012 anche giurato), Davide Ferrario (anche se il suo La zuppa del Demonio lo mette per la sesta volta fuori dal concorso principale), James Franco (tre volte da attore e poco acclamato regista per Child of Gold l'anno scorso, ci riprova con The Sound of Fury), Hong Sangsoo (in Orizzonti anche nel 2011), Benoit Jacquot (per la quarta volta in concorso, con 3 Coeurs), Kim Ki-Duk (vero recordman: sempre in concorso - e sono cinque! - con un Leone d'argento nel 2004 e uno d'Oro nel 2012), Franco Maresco, Ulrich Seidl (non amatissimo per il suo Paradise: Faith nel 2012), Shinya Tsukamoto (Premio della Giuria del 2002 con A Snake of June, vincitore di Orizzonti 2011 con Kotoko e di passaggio nel 2005 con il suo terzo Tetsuo, oggi e' uno dei piu' interessanti papabili leoni con Fires on the Plain) e Amos Gitai, uno dei piu' longevi e ricorrenti negli anni, dal 1989 al 2013, con tanti premi minori e una presenza in giuria nel 2005.

A questo elenco potremmo aggiungere tre candidati di prima fascia per un premio finale - per il film o per gli interpreti che lo accompagneranno - anche se non i soli. In primis il nostro preferito, quel Fatih Akin che ci ha intrigato e convinto a Berlino, Locarno e Cannes e divertito nel 2009 alla 67esima Mostra di Venezia dove porto' Soul Kitchen, e che oggi presenta The Cut. A seguire l'outsider, Abel Ferrara (a Venezia nel 1996, 2005, 2009, 2011), lanciatissimo dalle voci che vogliono il suo Pasolini di nuovo ai suoi livelli storici e con un grande interprete principale (Willem Dafoe). In ultimo l'italiano, Mario Martone, che con Il giovane favoloso (incentrato sul Leopardi, del quale e' un esperto) spera di rinverdire i fasti dell'esordio - proprio al Lido - del Gran Premio della Giuria al suo Morte di un matematico napoletano. E buon per loro che Emir Kusturica sia nel Fuori Concorso tra i registi di Words with Gods, il film cumulativo sulla spiritualita' nato da un'idea di Guillermo Arriaga (altro ex giurato ed ex-in concorso), visto che tutte le volte che e' passato di qui ha portato a casa Leoni (Oro nel 1981, Argento nel 1998)


HUNGRY HEARTS

Ma, prima di dedicarci ai paladini di casa nostra, permetteteci una notazione per un ex giurato - Joe Dante - che rischia di essere frainteso con il suo Burying the Ex, una commedia sentimental-horror che lo riporta al Lido dopo il Fuori concorso di The Hole nel 2009. Gli auguriamo ogni bene. Come anche tutta la fortuna possibile al Saverio Costanzo di Hungry Hearts (in concorso), con cui tutti sperano di rinconciliarsi con un vero talento italiano dopo la poco convincente prova di La solitudine dei numeri primi (2010). Fuori concorso sono altri i nomi gia' passati per Venezia: Gabriele Salvatores (giurato nel 67, con Tarantino Presidente), che presenta il tanto annunciato progetto Italy in a Day, Eduardo De Angelis (nel film collettivo della Archibugi del 2004), che con Perez spera di raccogliere gli stessi plausi di Mozzarella Stories, e Sabina Guzzanti, ancora nelle sale della Mostra - con il promettente La Trattativa (tra stato e mafia, si intende) - dopo il 2005 di Viva Zapatero! e il 2007 dell'applauditissimo Le ragioni dell'aragosta.

Altri italiani - una doppia coppia - tra Venice Days e Orizzonti, sezioni da molti considerate veri e propri 'altri concorsi'. E che vedranno 'scontrarsi' I nostri ragazzi di Ivano De Matteo (nel 2012 alla 69esima Mostra con il particolarissimo Gli equilibristi) con Patria di Felice Farina, un altro che dal teatro ha saputo confrontarsi con animazione, fotografia, allestimenti artistici, documentari, sceneggiatura, effetti visivi e regia, vincendo anche un Ciak d'Oro nell'edizione 1995 con Bidoni. E l'esordio nel lungo (Senza nessuna pieta') di Michele Alhaique, nel 2012 a Venezia 68 come interprete di ben due film in Controcampo italiano, con Franco Maresco - ormai 'libero' da Daniele Cipri' (con il quale era stato al Festival una mezza dozzina di volte, contando anche la sceneggiatura di Sud Side Stori nel 2000) - e il suo Berluscone, una storia siciliana.


BIRDMAN

Gli amici della Mostra, pero', non finiscono qui. Sparsi nelle varie sezioni non mancano i nomi importanti, non tutti - ovviamente - pretendenti al Leone. Come per esempio David Gordon Green, che punta su Al Pacino (anch'egli di ritorno a Venezia dopo Wilde Salome, come detto altrove) nel suo Manglehorn o Alejandro González Iñárritu, che apre il concorso con il divertente e paradossale Birdman, molto lontano dalle atmosfere del 21 Grammi con cui si presento' nel 2004. Contro di loro, Andrei Konchalovsky (The Postman's White Nights) e Andrew Niccol (Good Kill) potrebbero riservare sorprese, o forse no… Non 'competitivi', almeno per giurie e pubblico, ma immancabili nel programma di ogni cinefilo presente al Lido, saranno Peter Bogdanovich (She's Funny that Way) e Manoel de Oliveira (O velho do restelo), due che non hanno bisogno di presentazioni dopo le presenze passate e i curricula presentabili…

Molta la curiosita' per il ritorno, a dieci anni da The Kingdom II, di Lars Von Trier post Cannes e post Berlinale; per il Ann Hui che nel 68 mise a dura prova il pubblico con il suo A Simple Life e che chiudera' la kermesse di quest'anno; per il Mohsen Makhmalbaf - giurato nel 2006 e gia' premiato nel 1998 - che apre Orizzonti con The President; per la figlia di Michael Mann, Ami Canaan, dalla quale si attende, in Your Right Mind, un passo avanti dopo il Texas Killing Fields del 2011; da Laurent Cantet, a Venezia nel 2001 e nel 2005 (con soddisfazioni 'minori') e oggi alle Giornate degli Autori con Retour a Ithaque (’Ritorno all’Avana’); e soprattutto con lo spagnolo Alex de la Iglesia, che chiude la sezione dei Venice Days con il docudrama sul calciatore Messi del quale ci parlo' un anno fa a Toronto, e al quale Venezia deve ancora molto. Non tanto per El dia de la Bestia con cui lo accolse nel 1995, ma per il Leone morale del 2010 per lo splendido Ballata dell'odio e dell'amore (Balada triste de trompeta), bruciato sul filo di lana dal contraddittorio Somewhere di Sofia Coppola.


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