Biennale Venezia 2014
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Intervista: Alex de la Iglesia e la tragica commedia della vita

Incontro esclusivo con il regista spagnolo, a Venezia per presentare Words with Gods e il documentario Messi

Alex de la Iglesia

31.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Da ormai vent'anni è uno degli autori simbolo della moderna cinematografia spagnola, capace di giocare con i generi e mescolarli per creare un linguaggio unico e al passo coi tempi. Alex de la Iglesia, regista di film di culto tra gli appassionati di horror, ma non solo, è a Venezia per presentare due opere piuttosto peculiari nella sua filmografia: The Confession, segmento del film corale a sfondo religioso Words with Gods, voluto da Guillermo Arriaga, e Messi, documentario sul calciatore argentino. Lo abbiamo incontrato per una conversazione che è partita dai fumetti per terminare sul tema della fede. La nostra intervista esclusiva.

Partiamo dalle tue radici fumettistiche… Prima di fare il regista hai lavorato nel fumetto. Quale effetto ha avuto nella tua formazione?
È stato fondamentale nel determinare il mio modo di accostarmi alle cose dal punto di vista visivo ed estetico. Tre cose, soprattutto, sono state importanti per me: quello che ho studiato e letto da giovane e i film che ho visto. C’è un disegnatore italiano che mi fa impazzire e ancora me lo sogno: Jacovitti, autore di Cocco Bill.


De la Iglesia e i registi di Words with Gods.

Il tuo è un cinema di contrasti, in cui cerchi sempre il ridicolo nella tragedia e metti personaggi tragici in contesti comici. Da cosa nasce questa tua visione?
È proprio per via dei fumetti che mi piacciono gli estremi. Questo mix di comicità e tragedia è il mio punto di vista. Per me la vita è un inferno e proprio l’umorismo ci permette di avere un punto di vista esterno. Vista da fuori, la tragedia diventa semplicemente uno scherzo.

Un altro tuo tema ricorrente è quello delle doppie identità e delle maschere. In The Confession (segmento del film Words with Gods) vediamo sullo sfondo i cartoni animati di Superman e perfino in Messi c'è una scena in cui il calciatore indossa una maschera...
Sono cose anche inconsce, spesso un regista scopre di ripetersi, ma io non voglio che succeda. Le persone sono gentili, non ti dicono che non hai più idee, ma che ha trovato il tuo stile. Lo vedo anche io nei film degli altri, ad esempio penso che El Dorado e Un dollaro d'onore (di Howard Hakws) siano lo stesso film. Altri lo trovano anche un motivo di orgoglio, ma per me non è così. Cerco disperatamente di trovare sempre qualcosa di diverso.

Words with Gods, Il giorno della bestia, Las Brujas de Zugarramurdi, ma anche The Confession. Sono tutti film sulla religione...
Come puoi vedere parlo sempre della stessa cosa. In Il giorno della bestia c'è un prete che vuole salvare il mondo perché pensa che nessuno sappia leggere la Bibbia nel modo giusto, In Perdita Durango Javier Bardem cerca di imporre agli altri la sua religione, in Muertos de risa ci sono due clown in lotta tra loro, e in Ballata dell'odio e dell'amore due amanti finiscono per uccidersi, perché l'amore ingenera necessità e quindi la paura della persona di cui abbiamo bisogno. E anche in Crimen perfecto c'è un elemento religioso, il culto del vivere bene. C'è un'ossessione nella mia testa da cui non riesco a liberarmi.


Il regista ritira il Leone d'Argento per Ballata dell'odio e dell'amore a Venezia 2010.

Sei credente?
Sì, ma in realtà cosa vuol dire essere credenti? Possiedo una visione tragica della vita, per me credere vuol dire voler credere. Muoio dal desiderio che le cose vadano bene, che esista la bontà, che esistano i buoni e che alla fine trionferanno e tutti vivremo in un mondo meraviglioso. Ma ho anche enormi dubbi che ciò sia vero. Il cielo è nelle nostre teste, nei nostri desideri, la vita è un inferno e il purgatorio è il tempo che trascorriamo e perdiamo nella ricerca del cielo. La fede può essere considerata come il sogno di arrivare alla fede. Per questo leggiamo i filosofi, per trovare qualcosa che ci convinca che le cose effettivamente siano così. La religione è proprio questo insieme di dubbio e desiderio di credere: se la filosofia tenta di spiegare le cose attraverso la ragione, la religione tenta di farlo anche attraverso l'emozione.

Per concludere, la nostra domanda di rito: quale poster avevi in camera da ragazzo?
Un enorme Frankenstein disegnato da Jack Davis e Star Wars.

Per saperne di più:
Leggete la recensione di Messi.